La Scuola dell’Infanzia, ha deciso di inaugurare l’arrivo dell’autunno, organizzando un ampio ventaglio di laboratori a tema, svolti durante l’orario curricolare, in cui i nostri piccoli protagonisti hanno avuto modo di liberare la fantasia e la creatività.
Il Mago Autunno, così chiamato dai più piccoli, ha fatto il suo ingresso nelle aule, nei corridoi, negli spazi, in ogni interstizio della scuola, e il laboratorio d’arte si è trasformato in vera e propria officina di creatività pura!
I bambini e le bambine si sono, infatti, dedicati alla realizzazione di addobbi con ghirlande, alla decorazione di alberelli con le foglie secche raccolte durante le passeggiate all’interno del campus, e, infine, dipinto utilizzando tappi di sughero, spugne e materiale riciclato. L’attività, però, che più li ha entusiasmati, alla stregua delle maestre coinvolte, è – senza ombra di dubbio – il laboratorio di cucina per la realizzazione della frutta di Martorana, in un percorso di riscoperta delle nostre tradizioni. Il 1° novembre in Italia si celebra la Festa di Ognissanti, una festa cristiana dedicata alla gloria e l’onore di tutti i Santi. La cultura angloamericana celebra Halloween – e chi non conosce dolcetto o scherzetto?
Nonostante sia molto diffusa, abbiamo deciso di porre costante attenzione alla messa a valore del nostro patrimonio culturale, delle nostre più antiche tradizioni. A Palermo, quella della frutta di Martorana è un’antichissima usanza, motivo per cui, le maestre dell’Infanzia hanno proposto e avviato un laboratorio di cucina, cimentandosi insieme ai bambini nella realizzazione di biscotti e frutta di pasta di mandorle. È stata occasione di riscoperta delle nostre tradizioni e di svelamento e valorizzazione delle doti decorative ed artistiche dei nostri bambini, dando ampio spazio e libero sfogo alla fantasia! L’attività laboratoriale si è configurata come un percorso a tappe, a step: i bambini entusiasti, con le loro bandane da cuochi provetti, hanno prima conosciuto gli ingredienti, e poi si sono subito messi all’opera, manipolando l’impasto, con le piccole manine da artigiani, dando forma e sostanza ai dolcetti; finalmente seccatesi, gli stessi sono stati dipinti e confezionati, insieme ai biscotti, per trasformarsi in dono alle famiglie! È stato un lavoro meticoloso, realizzato con impegno e cura, e tanto divertimento. La preparazione materiale della frutta è stata accompagnata da un momento più teorico di racconto delle origini della pasta di Martorana, a molti non nota. Voi la conoscete? A Palermo, la frutta di Martorana è la preparazione più antica e famosa fatta con la pasta di mandorla, confezionata dalle suore del convento annesso alla Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, su Piazza Bellini. Questo dolce tipico deve il suo nome alla nobildonna Eloisa Martorana, colei che fece costruire il monastero benedettino, situato a fianco della chiesa e del convento.
Da allora, tutto il complesso edilizio prese il nome “della Martorana” in suo onore, e allo stesso modo furono anche chiamati i dolcetti preparati dalle suore. La tradizione vuole che il giardino e l’orto del convento fossero i più belli della città, i più ricchi di alberi da frutto e ortaggi. Venuto a conoscenza del loro splendore, il vescovo di quel tempo, decise di constatarne la bellezza personalmente. Il tempo, però, non era propizio alla visita: in pieno autunno, per la festa di Ognissanti, gli alberi erano già privi di ogni frutto. Qui risiede il tenace ingegno delle monache, che decisero di ricreare la frutta fresca con la pasta di mandorle per addobbare gli alberi, e restituire al giardino il suo noto splendore!
Le origini della tradizione sono ora note anche a voi, cari lettori. Cosa aspettate, adesso, a mettere le mani in pasta e farla rivivere sulle vostre tavole, riscoprire, così, con gusto ciò che ci regala la nostra cultura?
Domani prende avvio il Convegno Movimento Eucaristico Giovanile (MEG) 2021
Non è stato facile affrontare un altro anno di pandemia, un altro anno di disagi e proibizioni, difficoltà che ci hanno impedito il regolare svolgimento delle nostre solite attività. Il 2021 è stato difficile per tutti noi, ma è giunto il momento di lasciarci alle spalle quanto vissuto e dare spazio al vitale desiderio dei nostri ragazzi di ricominciare, con ancora più entusiasmo!
Domani, 30 Ottobre, sino a lunedì 1 Novembre, dopo due anni di assenza, torna per i giovani del MEG il Convegno di Frascati. Tantissime le novità, a partire dal tema: “Eucarestia e Fraternità”; l’attesissimo inno del MEG, le nuove e vecchie amicizie; e tanto altro ancora. Nonostante l’attuale situazione pandemica imponga un limite massimo di 300 partecipanti, i nostri giovani amici C14, PreT, T e Responsabili (dai 14 anni in su) non demordono, non si sono proprio per niente fatti scoraggiare. Domani si partirà da Palermo verso Frascati, presso il Centro Giovanni XXIII, sede consueta del Convegno Nazionale, per vivere giornate di festa, di amicizia e di rapporto con il Signore. Molti ragazzi del Gonzaga Campus, fervidi partecipanti alle passate edizioni, quest’anno, si sono detti particolarmente dispiaciuti di non poter replicare questa esperienza e di non averla fatta prima, semplicemente perché per loro non si tratta di un semplice viaggio o un’attività da dover svolgere, bensì un’occasione di introspezione profonda e sincera, un modo per esplorare se stessi, per indagare i propri spazi di consapevolezza sconosciuti.
Il viaggio da Palermo a Frascati è una esperienza tappa per tappa, in cui ogni singolo spostamento acquista significato. È un viaggio vissuto come straordinaria opportunità di condivisione della propria vita e delle proprie abitudini con tanti ragazzi di altri nazioni, una condivisione che evidenzia elementi in comune, che instaura un dialogo che aiuta a crescere.
Quest’anno, però, il Convegno sarà vissuto diversamente: si parte “stanchi”, gravati dall’individuale e collettiva esperienza della pandemia da covid, sfiancante a livello fisico e mentale. È ora di “ricaricare le batterie”, riscoprire la gioia e mettere a valore la possibilità di gioire insieme, di nuovo. Per i giovani partecipanti – teniamo a ribadirlo – è un processo di riscoperta, di sé e dell’altro, che inevitabilmente si scopre identico, affine a sé. La condivisione impone una rimodulazione della percezione delle differenze, è strumento di superamento di barriere e di muri. Durante il Convegno, si istaurano relazioni di amicizie profonde, destinate a durare nel tempo: iniziano con semplicità, forse casualmente, ma, aperti i cuori e donati all’altro desideri e timori, sono destinati a durare per sempre. Sono legami che ogni ragazzo porta con sé, e custodirà con cura al rientro, quando ognuno nella propria città di partenza, rievocherà quell’esperienza nella voglia di condividerla anche con gli amici più vicini, che non hanno avuto modo di venire al convegno. Quali attività si svolgono esattamente? Cosa inspira tanto entusiasmo? Si canta e si balla, al ritmo degli inni composti dalla MEG Band. Si leggono i passi del Vangelo, e poi…si condivide, si condivide, si condivide la propria vita: le esperienze personali, le riflessioni, il gioco, il canto, le emozioni.
L’entusiasmo nasce proprio qui, dal vitale desiderio di partecipare tutti insieme a questa attività, in compagnia dei docenti che li accompagneranno e vivranno con loro queste giornate di fraternità!
Ad un mese dall’avvio delle attività didattiche, gli studenti – di I, II, III e IV liceo hanno avuto l’opportunità di trovarsi riuniti in un assetto alternativo rispetto a quello consueto, tra i banchi di scuola, per vivere un’esperienza di formazione umana e spirituale, incentrata sull’indagine, la condivisione e l’espressione creativa del loro sfaccettato universo interiore.
Il ritiro di anno, progettato in seno alle attività pastorali del campus, non rappresenta un’esperienza da annoverare esclusivamente all’interno delle attività co-curriculari, ma costituisce una delle radici entro cui s’innesta l’identità delle scuole ignaziane e viene concepita la loro proposta formativa.
Quei piccoli, tal volta grandi, moti di malinconia emersi durante un anno e mezzo di vita trascorsa in sordina, sono sembrati svanire, assorbiti all’interno di un nuovo vocabolario, composto da sguardi, gesti e parole di fiducia e gratitudine, principale veicolo di comunicazione durante queste giornate, intrise da un’atmosfera di apertura, distensione d’animo e inclusione.
Conoscere più intimamente i propri compagni, guardare da un’altra prospettiva i docenti e staccare dalle fatiche della routine: queste sono state tra le principali motivazioni che hanno promosso i vari incontri.
IntervistandoDaniele Volpetti, gesuita e prof. di religione, è emersa anche l’importanza della rilettura cosciente del proprio vissuto alla luce dell’esperienza pandemica che ha limitato e reso difficile ai più giovani esprimersi liberamente. Riconquistare fiducia in se stessi e nelle proprie competenze sono stati i temi dominanti per tutte le giornate di ritiro.
Competenzeintese a 360° gradi: come capacità personali ma anche sociali, siano esse in potenza o già acquisite, che nascono laddove l’individuo prende coscienza di sé e opera delle scelte che lo portano infine a mettersi a servizio della propria comunità e degli altri.
Durante le giornate sono state proposte diverse attività e giochi: di carattere ludico-creativo per i ragazzi del biennio, mentre più riflessive, ma pur sempre creative, per quelli di III e IV anno. In particolare, in apertura ai ragazzi del triennio è stata proposta la visione de “Il circo delle farfalle”, un cortometraggio incentrato sul tema della rilettura delle proprie capacità. I ragazzi hanno colto la sollecitazione con curiosità e, non senza una discreta dose di coraggio, si sono avventurati in un confronto intimo ed autentico all’interno di piccoli gruppi di lavoro.
Di questo slancio di apertura ne parla in modo accorato Dalila D’Agostino, una delle volontarie del servizio civile nazionale (facilitatrice di uno dei gruppi), positivamente impressionatadall’apertura mostrata da parte dei liceali. Sottolinea l’importanza della presenza dei giovani del Servizio Civile anche in queste occasioni, in qualità di “filtro amico, una figura intermedia, più prossima, rispetto a quella dei docenti” che contribuisca a diversificare la comunità educante e ampliare e sostenere il desiderio di inclusione e fraternità che la ispira.
Il dialogo è stato arricchito anche dalla presenza attenta di docenti e tutor che, mossi dallo spirito autentico della pedagogia del cuore, hanno accompagnato i ragazzi nell’esplorazione dei loro vissuti, non dimenticando di contribuire con le loro personali risonanze. Come ricordano le Linee Guida per Le Scuole della Rete Gesuiti Educazione “Accompagnare i ragazzi alla conoscenza del mondo interiore, lì dove risiede la più profonda dignità, è un obiettivo fondamentale di una proposta pastorale ignaziana”.
A tal proposito Stefania Nicolosi, docente di Fisica dei Licei,riporta la sua testimonianza preziosa e significativa. Anche per lei, come docente, è stato un momento per mettere a fuoco nuove modalità per svolgere al meglio il proprio lavoro, incrementare la sua capacità di coinvolgimento dei ragazzi nelle attività, e aprire il cuore ad un tempo nuovo, propizio e di scambio. Pur essendo entrata da poco nello staff dei docenti dei licei, si sente già parte di questa comunità il cui approccio fa vibrare, come una melodia familiare e antica, le corde della sua anima.
Al termine della giornata, gli studenti si sono cimentati in delle piccole performance, che restituissero al grande gruppo il frutto del lavoro compiuto. Maurizio Gullo, studente del IV scientifico ci racconta di questo momento – pregno di emozione – nel quale gli studenti hanno mostrato i loro disegni, accompagnati da musiche e poemi composti ad hoc, recitato aforismi e realizzato cartelloni.
Nell’augurio che questa giornata possa albergare nel cuore dei ragazzi come un eco profondo, ci auguriamo che questi attimi di cui ci siamo nutriti possano riecheggiare ancora e siano propedeutici ad iniziare un cammino con un certo stile, di connessione fraterna reale e non virtuale.
Nina Ferruzza, volontaria di Servizio Civile Universale
Si è concluso questo mese l’annuale appuntamento con il percorso del Kairòs, rivolto agli studenti del quarto e del quinto anno dei licei e del Diploma Programme del Gonzaga Campus. Come l’anno scorso, il ritiro si è svolto a Carini, in modalità residenziale. Quest’anno, grazie al rinnovato interesse da parte dei giovani partecipanti del campus e nel rispetto delle norme anti-covid, il Kairòs si è svolto in due cicli, dal 07 al 10 e dal 14 al 17 del mese di ottobre. Kairòs, termine che in greco significa “tempo opportuno”, è una proposta che fa parte dell’azione pastorale nelle scuole dei gesuiti, che offre ai giovani l’opportunità di vivere in profondità gli esercizi spirituali di S. Ignazio, adattati all’età e alla sensibilità degli adolescenti. In questo percorso di introspezione, studiato dai giovani per i giovani, attraverso un lavoro costante sulle emozioni e sull’affettività reciproca, i ragazzi imparano ad acquisire una più matura comprensione dell’identità propria, altrui e del mondo. Di fatto, sono proprio i ragazzi i veri e propri attori del percorso: dopo un lungo periodo di formazione, gli studenti-leader – studenti che l’anno scorso hanno partecipato al ritiro da discenti e sono stati selezionati e formati per organizzare quello di quest’anno– scelgono le attività da sottoporre ai loro coetanei, compagni di esperienza, con il costante supporto del direttore del ritiro e di alcuni docenti.
Il Kairòs è strutturato in quattro giorni presso una residenza che permetta l’alloggio in camere separate e offra spazi per avere il gruppo riunito nei momenti di condivisione. Caratteristica del ritiro è l’assenza di strumenti tecnologici e di orologi affinché i giovani possano, in maniera del tutto inedita, avere accesso al mondo interiore scoprendo come sia possibile stare bene con sé stessi e con gli altri senza alcun condizionamento esterno. Se per gli studenti-leader l’organizzazione del ritiro è anche l’opportunità di sviluppare competenze trasversali fondamentali come la capacità di leadership, per tutti i giovani partecipanti il Kairòs diventa occasione unica per interrogarsi e approfondire la dimensione interiore. È un percorso di rilettura personale e racconto comunitario della propria esperienza di vita, per affrontare e rispondere a dubbi e quesiti relativi all’esistenza e al rapporto con sé stessi e con il prossimo. Il Kairòs diventa quindi uno spazio sicuro, scevro di pregiudizi, in cui i giovani possono sentirsi liberi di esprimere la propria individualità, in un ambiente di condivisione, scambio e comprensione. Come affermano i giovani leader di quest’anno: “il Kairòs è e sarà sempre un’esperienza di grandissima importanza per la nostra crescita, sia educativa c
he personale. Quello che abbiamo appreso, l’anno scorso da semplici discenti e quest’anno come conduttori del ritiro, è che una maggiore consapevolezza della relazione con il presente, con noi stessi e con gli altri, sia necessaria per avere una comprensione più profonda con l’oggi e con il domani.” Aggiunge Giorgia: “Quest’anno in particolare, abbiamo cercato di trasmettere ai nostri compagni che Kairòs significa anche avere fiducia nel processo, nella sua triplice significazione di dialogo con il Sé, troppo spesso trascurato e sopito, di conoscenza reciproca e di affidamento alla comunità.” A sostegno di questa visione è la testimonianza di Daniele Volpetti, gesuita, uno dei docenti incaricati come tutor del ritiro: “il Kairòs può essere considerato come un processo affettivo-comunicativo che ha come fine ultimo il benessere spirituale dei giovani, destinatari di un’esperienza di riflessione personale e condivisa sulla propria esistenza. È un percorso che porta, alla fine, a vedere con occhi nuovi l’altro, guidando i giovani a considerare l’alterità non come un limite ma come la possibilità di un arricchimento personale.”
Quest’anno, per la prima volta, hanno partecipato al Kairòs anche gli studenti dell’International School Palermo. Tra questi, Irene, giovane studentessa di origini inglesi del Diploma Programme che è stata scelta come leader per il prossimo ritiro: È stata per me un’esperienza meravigliosa di riflessione personale, la più importante fino a questo momento. È stato bellissimo potermi aprire e instaurare un rapporto di fiducia con i miei compagni di tutto il campus. Poiché l’italiano non è la mia lingua madre, all’inizio avevo paura di non riuscire ad esprimermi al meglio e di non essere capita. Grazie ai miei compagni, però, le mie paure sono subito sparite e ho capito che quando apriamo il nostro cuore e ci affidiamo completamente alle cure altrui è possibile essere compresi e accolti, nonostante le apparenti distanze linguistiche e culturali. Non vedo l’ora di collaborare con gli altri futuri leader per fare sì che il prossimo Kairòs sia un’esperienza unica e irripetibile come lo è stata per me.” Kairòs il tempo opportuno per la condivisone, un’esperienza unica e irripetibile, sempre.
English version
Kairòs, the time to grow
This month the annual appointment with the Kairòs course, aimed to fourth and fifth year
students of high schools and the Diploma Program of the Gonzaga Campus, ended. Like
last year, the retreat took place in Carini, in residential mode. This year, thanks to the
renewed interest on the part of the young participants of the campus and in compliance
with anti-covid regulations, the Kairòs took place in two cycles, from the 7th to the 10th
and from the 14th to the 17th of October.
Kairòs, a term that in Greek means “opportune time”, is a proposal that is part of the
pastoral action in Jesuit schools, which offers young people the opportunity to live in depth
the spiritual exercises of St. Ignatius, adapted to the age and the sensitivity of
adolescents. In this journey of introspection, studied by young people for young people,
through constant work on emotions and mutual affectivity, children learn to acquire a
more mature understanding of their own identity, of others and of the world. In fact, the
children are the real actors of the path: after a long period of training, the student-leaders
– students who last year participated in the retreat as learners and were selected and
trained to organize the retreat of this year – they choose the activities to be submitted to
their peers, fellow students, with the constant support of the retreat director and some
teachers.
The Kairòs is structured over four days in a residence that allows accommodation in
separate rooms and offers space to have the group gathered in moments of
sharing. Characteristic of the retreat is the absence of technological tools and watches so
that young people can, in a completely new way, have access to the inner world,
discovering how it is possible to be comfortable with oneself and with others without any
external conditioning. If for the student-leaders the organization of the retreat is also the
opportunity to develop fundamental transversal skills such as leadership skills, for all the
young participants the Kairòs becomes a unique opportunity to question and deepen the
inner dimension. It is a path of personal re-reading and community story of one’s life
experience, to address and answer doubts and questions relating to existence and the
relationship with oneself and with one’s neighbor. Kairòs therefore becomes a safe space,
free of prejudices, in which young people can feel free to express their individuality, in an
environment of sharing, exchange and understanding.
As the young leaders of this year say:
“Kairòs is and will always be an experience of great importance for our growth, both
educational and personal. What we have learned, last year as simple learners and this
year as leaders of the retreat, is that a greater awareness of the relationship with the
present, with ourselves and with others, is necessary to have a deeper understanding with
the ‘today and with tomorrow. ”
Giorgia adds: “This year in particular, we have tried to convey to our comrades that Kairòs
also means having faith in the process, in its triple meaning of dialogue with the Self, too
often neglected and dormant, of mutual knowledge and trust in the community. . ”
In support of this vision is the testimony of Daniele Volpetti, a Jesuit, one of the teachers
appointed as tutor of the retreat: “Kairòs can be considered as an affective-communicative
process that has as its ultimate goal the spiritual well-being of young people, recipients of
a experience of personal and shared reflection on one’s own existence. It is a path that
ultimately leads to seeing the other with new eyes, guiding young people to consider
otherness not as a limit but as the possibility of personal enrichment. ”
This year, for the first time, the students of the International School Palermo also
participated in the Kairòs. Among them, Irene, a young student of English descent from
the Diploma Program who was chosen as the leader for the next retreat:
“It was for me a wonderful experience of personal reflection, the most important up to
now. It was great to be able to open up and build a relationship of trust with my mates
across the campus. Since Italian is not my mother tongue, at first I was afraid of not being
able to express myself at best and not being understood. Thanks to my companions,
however, my fears disappeared immediately and I understood that when we open our
hearts and rely completely on the care of others, it is possible to be understood and
welcomed, despite the apparent linguistic and cultural distances. I look forward to
collaborating with other future leaders to ensure that the next Kairòs is as unique and
unrepeatable as it was for me. ”
Kairòs is the right time for sharing, a unique and unrepeatable experience, always.
Domani, giovedì 21 ottobre alle ore 17:00, i rappresentanti di classe neoeletti, sono convocati su Google Meet, per le eleggere i rappresentanti dei genitori nei consigli di settore e nel consiglio generale. Gli incontri si svolgeranno suddivisi per settori. Per accedere alle riunioni virtuali, è necessario inserire i codici inviati tramite registro elettronico.
Domani, giovedì 21 ottobre alle ore 17:00, i rappresentanti di classe neoeletti, sono convocati su Google Meet, per le eleggere i rappresentanti dei genitori nei consigli di settore e nel consiglio generale. Gli incontri si svolgeranno suddivisi per settori. Per accedere alle riunioni virtuali, è necessario inserire i codici inviati tramite registro elettronico.
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