Adesso tocca a voi! Eletti i nuovi rappresentanti degli studenti

Oggi, 28 ottobre, l’intera comunità dei Licei ha eletto i propri rappresentanti. La vittoria è andata alla Lista 1 composta da:

Liceo Classico:

  • Antongiulio Granata (5° anno)
  • Sveva Costantini (4° anno)

Consulta provinciale:

  • Elisabetta Coniglio (4° anno)
  • Claudia D’Amore (4° anno)

Liceo Scientifico:

  • Matteo Sanfilippo (5° anno)
  • Antonio Aricò (5° anno)

International School Palermo:

  • Alberto Geraci (D1)
  • Ruggiero Tuttobene (D1)

Liceo Scientifico Sportivo:

  • Andrea Cangialosi (4ç anno)
  • Salvatore Cottone (3° anno)

Liceo Stem:

  • Clara Di Marco (4° anno)
  • Alessandro Tuttolomondo (5° anno)

Comitato sportivo organizzativo:

  • Gabriele Di Marco (5° anno STEM)
  • Andrea Pangallo (2° anno STEM)
  • Andrea Occhione (3° Sportivo)
  • Alessandro Cacciatore (4° Scientifico)
  • Davide Seragusa (1° Sportivo)

Per visionare il programma della Lista 1 clicca qui!

Dona un libro, regala emozioni. Il Gonzaga Campus aderisce all’iniziativa #ioleggoperchè

Anche quest’anno il Gonzaga Campus aderisce all’iniziativa #ioleggoperchè. Si tratta di una grande raccolta di libri a sostegno delle biblioteche scolastiche italiane. Da sabato 5 a domenica 13 novembre 2022, nelle librerie aderenti, sarà possibile acquistare libri da donare alla nostra scuola. Le biblioteche scolastiche sono fondamentali per accendere la passione della lettura, fin dalla giovane età. Per questo organizziamo una grande raccolta di libri che andranno ad arricchire il patrimonio librario a disposizione degli studenti. Partecipando all’iniziativa sosterrai il Gonzaga Campus nell’obiettivo di incrementare la nostra biblioteca scolastica. In più al termine della raccolta, gli editori contribuiranno con un numero di libri pari alla donazione nazionale complessiva (fino ad un massimo di 100.000 volumi), donandoli alle biblioteche scolastiche e suddividendoli secondo disponibilità tra tutte le scuole iscritte. Tra il 5 e il 13 novembre 2022 chiunque lo desideri potrà recarsi nelle librerie gemellate con la nostra scuola, scegliere un libro, acquistarlo e donarlo alla nostra biblioteca scolastica.

Le librerie con noi gemellate sono:

  • Libreria Paoline via Notarbartolo
  • Libreria Modusvivendi
  • LaFeltrinelli
  • Mondadori BookStore Flaccovio via Roma
  • Mondadori Point via Mariano Stabile
  • Libreria Dudi
  • Libreria Sellerio v.le Regina Elena
  • Libreria Voglia di Leggere
  • Libreria Leggo e Gioco

 Non perdere questa occasione per aiutarci a far crescere la nostra biblioteca.
Correte tutti in Libreria!

Nicole, Vincenzo, Alfredo e Federica. Sogni e ambizioni al primo anno dei licei.

L’anno scolastico è iniziato già da poco più di un mese: per alcuni è la prima esperienza all’interno del campus, per altri continua un percorso già intrapreso negli anni passati. Eppure, anche per chi vive la realtà dei licei al Gonzaga già da tempo, le novità e le prime esperienze possono essere dietro l’angolo. È il caso di Nicole Angela, Alfredo, Federica e Vincenzo, quattro ragazzi alle prese con il loro primo anno da liceali. 

Nicole Angela frequenta il liceo scientifico e ha le idee chiare: «Sogno di andare a lavorare in Francia, in un pronto soccorso pediatrico». Per questo motivo ha scelto il percorso scientifico, secondo lei il più adatto per raggiungere il suo obiettivo grazie alle numerose attività interdisciplinari e laboratoriali bilingue previste all’interno del curriculum. Il percorso che ha scelto, promuove soprattutto l’acquisizione di metodi interpretativi e d’indagine affini al mondo della matematica, della logica, della fisica ma senza mai dimenticare l’ambito umanistico. Tutto questo, per Nicole Angela, sembra essere un requisito fondamentale per avverare il suo sogno. 

La presenza di ore laboratoriali e interattive ha orientato anche la scelta di Alfredo, studente del primo anno del liceo S.T.E.A.M. Alfredo ha scelto un percorso fortemente orientato al sapere scientifico, che prevede collaborazioni e attività curriculari anche presso i laboratori dell’Università degli Studi di Palermo, al fine di fornire una preparazione non soltanto d’eccellenza ma anche profondamente orientata alla dimensione internazionale, grazie allo studio di una materia scientifica interamente in lingua inglese e alla presenza della lingua cinese come seconda lingua; a questo proposito Alfredo non è per nulla spaventato dalle sfide che sembrano essere tanto impegnative, al contrario afferma di «trovare stimolante studiare una lingua come il cinese, così come l’approccio pratico alle materie e non solo teorico».

Anche Vincenzo è intenzionato ad acquisire una solida preparazione accademica, ma per lui è prioritario che lo studio più teorico non vada a discapito della pratica sportiva quotidiana. Per questo motivo ha scelto di frequentare il Liceo Scientifico Sportivo, un percorso che unisce una solida preparazione accademica ad una sportiva, ispirandosi ai college anglosassoni. Per Vincenzo e gli altri ragazzi dello stesso indirizzo era fondamentale, dunque, trovare un «percorso che permettesse di conciliare studio e sport, e questo liceo – ci confida – ci riesce perfettamente».

Infine, ma non per importanza, abbiamo chiesto a Federica come mai abbia scelto il Liceo Classico, un indirizzo che molti, erroneamente, definiscono ormai “anacronistico”. La risposta di Federica sottolinea perfettamente la vera ricchezza – umana, intellettiva e culturale- che il sapere umanistico, da generazioni, è in grado di fornire. «Il latino e il greco sono lingue che oggi possiamo ritrovare nell’etimologia di tantissime parole, infatti credo che mi torneranno utili in futuro quando, studiando giurisprudenza, mi troverò di fronte termini nuovi e dal significato complesso. Lo studio di queste lingue contribuisce inoltre ad ampliare la mente e sviluppare uno spirito critico».

Queste ragazze e questi ragazzi sembrano avere le idee chiare riguardo al loro futuro e ai loro obiettivi, ma sappiamo che a volte i piani e le passioni possono cambiare, non c’è da avere paura. Per questo motivo per noi è importante, prima di tutto, che Nicole, Vincenzo, Federica,  Alfredo e tutti gli altri  abbiano a disposizione tutti gli strumenti – canali didattici, multiculturalità, interattività- e tutto il sostegno necessario per imparare a rapportarsi con il mondo, anche quando sembrerà impossibile prendere la decisione giusta. Non ci resta che augurare a tutte le studentesse e tutti gli studenti una buona continuazione e buon cammino.

Chi è Daniele Volpetti? La storia di un gesuita prossimo all’ordinazione diaconale

[English version below]

In occasione dell’ordinazione diaconale di Daniele Volpetti SI, che avverrà il 15 ottobre 2022, abbiamo deciso intervistarlo per conoscerlo meglio e capire come sta vivendo questo momento così importante per la sua vita. Per prima cosa, dunque, abbiamo chiesto a Daniele di raccontarsi un po’.

Chi è Daniele Volpetti, qual è la sua storia?

«Nasco a Tivoli nel 1979, da una famiglia di commercianti e professionisti. Da giovane mi spostavo spesso tra Roma e Fonte del Campo, nel comune di Accumoli, un bellissimo paese distrutto dal terremoto di Amatrice del 2016. Questi luoghi hanno, in qualche modo, segnato la mia crescita e la mia persona.  Da bambino giocavo spesso da solo in montagna, saltando tra i fossi e le pietre dei fiumiciattoli. Tra i nove e i dieci anni avevo l’abitudine di raggiungere qualche cima più alta e contemplavo le alture; nel tardo pomeriggio invece mi perdevo nel silenzio di quei luoghi che mi affascinavano».

Rimaneva però un bambino, e come tale ricorda ancora molte monellerie e molti rimproveri, sia del nonno sia della nonna: 

«Ricordo, per esempio, una volta in cui, preso dalle mie esplorazioni, avevo ritrovato in cantina dei tavelloni da pavimento in cotto. Ero piccolo e quelle lastre pesavano moltissimo, ma ero ormai deciso a ristrutturare la cantina. Non so quante ore impiegai per ricoprire l’intero pavimento della stanza, ma ricordo perfettamente quanto si arrabbiò mio nonno». 

C’era, in lui, un richiamo a ricostruire, organizzare, curiosare in giro nel tentativo di comprendere; comprendere chi fosse quel Daniele, allora bambino, chi fossero i suoi nonni, chi fosse lui in relazione a loro. 

Questa indole «ha dato un indirizzo profondo a chi sono: io sono un ricercatore, un curioso profondo e assoluto, un ricercatore della natura umana, della mia e poi dell’umanità in genere, di cui sono assolutamente innamorato e affascinato, questo è l’indirizzo che mi ha portato dai gesuiti».

Perché hai deciso di intraprendere questo cammino? Chi sono i Gesuiti? 

«Fino ai vent’anni sono stato ateo, in effetti. Dedicavo il mio tempo alle escursioni e alla lettura, ero un lettore vorace e fagocitavo numerosi libri, anche perché, va detto, ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente in cui si leggeva; avevamo una biblioteca di famiglia che mi permetteva di leggere molti classici e alcune vite dei santi. Fin da giovane per me la cultura è sempre stata uno strumento fondamentale di libertà; la cultura intesa come libresca, certo, ma anche e soprattutto esperienziale.
Mi chiedi perché ho deciso di diventare un gesuita? Trovatemi un gesuita uguale ad un altro. Trovatemi un gesuita che non abbia, in qualche modo o in qualche ambito, scoperto una sorta di libertà o appreso un modo di viverla da un certo ambito intellettuale ed esperienziale. Credo sia impossibile».

Per uno “spirito libero e poco convenzionale” come gli piace definirsi, deve essere stato di un certo impatto incontrare da giovane una persona che, senza che lui lo sapesse, era destinata a lasciare un’impronta nella sua vita: «il prete che aveva sposato i miei nonni e che, senza mai parlarmi di Dio perché ero ancora ateo, mi fece capire che la mia ricerca, una ricerca del tutto personale, andava in una dimensione più di assoluto, concreta e al tempo stesso leggera come un respiro cosmico».

Come spesso accade, è un evento semplice, dal significato immediato e chiaro, che riavvolge nel giro di pochi istanti i fili che compongono la vita di Daniele. 

«Un giorno, nell’estate del 1999, mi recai verso casa del sacerdote che mi avrebbe di lì a poco convertito; a quel punto eravamo già diventati amici e avevo l’abitudine di raggiungerlo a casa sua per aiutarlo a sistemare l’archivio di libri, compito che mi era stato assegnato perché conoscevo il latino, cosa che mi rendeva anche molto fiero. Lo trovai, quel giorno, intento a raccogliere delle mele da terra, mentre il melo era ancora ricco di frutti, soprattutto nella parte alta. Gli chiesi per quale motivo stesse raccogliendo delle mele da terra, dovendosi piegare per farlo, quando ne avrebbe trovate di uguali o migliori in alto. Non era semplice curiosità, mi preoccupavo per lui e la sua salute visto che aveva ormai raggiunto una certa età.
Il padre, senza dire neanche una parola, raccolse una mela da terra, la pulì nella manica del maglione e me la porse. In effetti ricordo ancora quanto fosse buona e dolce quella mela. Eppure, in quel momento scattò qualcosa in me. Quel gesto mi cambiò la vita: ero inqueto, sempre alla ricerca di qualcosa ma abituato ad avere tutto. Lui non aveva niente, viveva veramente con poco. Mi diede la cifra di quello che era veramente importante nella vita. Capì, in un attimo, di aver dato importanza a cose molto più esteriori e superficiali». 

Qualche tempo dopo Daniele entrò in seminario e proprio lì conobbe i gesuiti e, in particolare, p. Daniele Libanori; in lui vide incarnati quegli ideali e quegli istinti di ricerca e libertà che tanto lo intrigavano.
Anche p. Libanori fu per lui un maestro e anche lui lasciò un’impronta nella mente e nel cuore di Daniele.

«Avevo preparato il colloquio con lui, avevo scritto tutto quello che dovevo scrivere e, una volta arrivato lì avevo immediatamente iniziato a parlare, ripetendo tutto ciò che avevo scritto. E a un certo punto il padre mi interruppe e mi chiese: “Sì, ma tu come stai?” Fu una doccia fredda e mi lasciò interdetto.
Dalla sua semplice domanda avevo capito che lui mi aveva intercettato; aveva intercettato proprio me; ma me chi? Ebbi la forte sensazione che tutto quello che fino a quel momento era stato per me importante, in particolare un certo tipo di formalità da esporre, bisognava esprimerlo in maniera diversa.
Aveva, in questo modo così semplice, messo insieme delle cose che avevo sempre pensato fossero distinte. Ragionavo molto per compartimenti stagni, era il mio modo di fare l’esploratore. Fu proprio lui a darmi la spinta per capire che era necessaria una sintesi. Ecco, per me i gesuiti sono questo: dei “cuscinetti”, persone che tengono insieme le diversità degli altri, di sé stessi, della realtà, anche quando queste diventano scontri o contraddizioni. Sono coloro che cercano il compromesso, ma non in un senso negativo. Un po’ come fece Dio incarnandosi in Cristo e, in qualche modo, accettando un compromesso con l’umanità.
Non a caso per me una delle cose più belle degli scritti di Ignazio è proprio il desiderio incredibile di andare incontro a chi sta leggendo, cercando di comprenderlo. È una persona in ricerca, ma una ricerca autentica. Era un uomo che si lasciava profondamente plasmare, colpire, istruire dalla realtà e non cercava, in essa, conferme alle sue idee».

Da un anno fai parte della comunità del Gonzaga Campus. Di cosa ti occupi, in particolare?

«L’anno scorso insegnavo Religione ai Licei, ma da quest’anno sono stato affidato il coordinamento della ‘pastorale’; oggi il mio compito, ancora più di ieri, è quello di costruire e ricercare le relazioni, tessere una rete di rapporti che possono essere rinsaldati anche lungo i corridoi della scuola.  In fondo, il compito dei gesuiti è mettersi a disposizione degli altri, aiutare a riconoscere e valorizzare chi siamo, come siamo e per Chi siamo». 

Tra pochi giorni sarai ordinato diacono, cosa significa per te? Cosa provi?

«Forse non tutti sanno che dovevo essere ordinato diacono già nel 2011 ma proprio la mia natura cangiante mi ha portato, allora, a chiedere di non essere ordinato per la diocesi natìa, bensì di entrare in Compagnia. Questo fatto mi ha portato a insegnare nelle scuole pubbliche per quattro anni, dandomi la possibilità di vivere un’esperienza meravigliosa. Naturalmente, il desiderio di essere ordinato non è scomparso, anzi; ad oggi lo definirei come qualcosa di profondo e intimo, un desiderio epidermico, che fa parte di me e mi accompagna a ogni respiro da tanto tempo.  Quello del diacono è l’ordine del servizio, si configura in questo modo, ed è una cosa che vivo già da tempo. Ho scelto di celebrare l’ordinazione diaconale a Palermo e fare festa al Gonzaga perché il Gonzaga è un po’ una seconda casa: tutti, dai ragazzi ai colleghi agli amici formano la mia famiglia di elezione.  Il mio modo di mettermi a disposizione, il servizio che offro già adesso è, per grazia e per indole, in qualche modo, favorito proprio dall’essere al Gonzaga e dalle persone che incontro. Voglio profondamente bene a queste persone, mi commuove sentire l’affetto che si emana da loro. Il diaconato per me è questo: semplicemente la vita. Non sarà la stola a rendermi diacono, semplicemente lo sono già». 

Di Daniele, come di ciascuno di noi, ci sarebbe tanto altro da dire. Ricordi, esperienze, pensieri che non possono essere riassunti in poche pagine. Per questo motivo invitiamo chiunque volesse conoscerlo e vivere questa esperienza della sua ordinazione, sabato 15 ottobre, alle ore 16.00, presso la Chiesa di San Michele, in via Sciuti 49 a Palermo. Dopo la celebrazione, per chi lo vorrà, ci ritroveremo negli spazi del Gonzaga Campus per un momento di festa e di rinfresco.

Per aiutare l’organizzazione, chi intende partecipare, è invitato a registrarsi qui.


Who is Daniele Volpetti? The story of a Jesuit close to diaconate ordination

In occasion of Daniele Volpetti SI’s ordination as a deacon, which will take place on Saturday 15 October 2022, we decided to interview him to get to know him better and understand how he is experiencing this very important moment in his life. 

Who is Daniele Volpetti, what is his story?

“I was born in Tivoli in 1979, from a family of tradesmen and professionals. When I was young, I often moved between Rome and Fonte del Campo, in the municipality of Accumoli, a beautiful village destroyed by the 2016 Amatrice earthquake. These places have, in some way, marked my growth and my person.  As a child, I often played alone in the mountains, jumping over ditches and river stones. Between the ages of nine and ten, I used to reach some higher peaks and contemplate the heights; instead, in the late afternoons I lost myself in the silence of those places that fascinated me”.

However, he was just a child, and as such he still remembers many mischiefs and many reproaches, both from his grandfather and his grandmother: 

“I remember, for example, one time when, caught up in my explorations, I had found some big floorboards in the cellar. I was small and those slabs weighed a lot, but I was determined to renovate the cellar. I don’t know how many hours it took me to cover the entire floor of the room, but I remember vividly how angry my grandfather was. 

There was, in him, a call to reconstruct, to organise, to rummage around to understand; to understand who this Daniele, then a child, was, who his grandparents were, who he was in relation to them. 

This temperament “gave a profound direction to who I am: I am a researcher, a deep and absolute curious, a researcher of human nature, of my own and then of humanity in general, with which I am absolutely in love and fascinated, this is the direction that brought me to the Jesuits”.

Why did you decide to embark on this path? Who are the Jesuits? 

“Until my early twenties I was an atheist, in fact. I devoted my time to hiking and reading, I was a voracious reader and devoured many books, also because, it must be said, I was fortunate to grow up in an environment where people read; we had a family library that allowed me to read many classics and some lives of saints. Since I was young, culture has always been a fundamental instrument of freedom for me; culture understood as bookish, of course, but also and above all experiential.

You ask me why I decided to become a Jesuit? Find me a Jesuit just like any other. Find me a Jesuit who has not discovered a kind of freedom or learned a way of living it from a certain intellectual and experiential realm, in some way or other. I think it is impossible”.

For a “free and unconventional spirit”, as he likes to call himself, it must have been a certain impact to meet a person as a young man who, without his knowing it, was destined to leave an imprint on his life: ‘”he priest who had married my grandparents and who, without ever speaking to me about God because I was still an atheist, made me realise that my search, a wholly personal search, was going to a more absolute dimension, concrete and at the same time as light as a cosmic breath’.

As often happens, it is a simple event, with immediate and clear meaning, that rewinds the threads that make up Daniele’s life in the space of a few moments.

“One day, in the summer of 1999, I went to the home of the priest who would shortly convert me; by then we had become friends and I was in the habit of joining him at his home to help him sort out the archive of books, a task that had been assigned to me because I knew Latin, which also made me very proud. That day, I found him intent on picking apples from the ground, while the apple tree was still bearing fruit, especially at the top. I asked him why he was picking apples from the ground, having to bend down to do so, when he would have found the same or better ones at the top. It was not mere curiosity, I was worried about him and his health since he had now reached a certain age.

Without saying a word, the father picked up an apple from the ground, cleaned it in the sleeve of his jumper and handed it to me. I still remember how good and sweet that apple was. Yet, something in me snapped at that moment. That gesture changed my life: I was restless, always looking for something but used to having everything. He had nothing, he lived with very little. He gave me the figure of what was really important in life. I realised, in an instant, that I had given importance to much more external and superficial things”.

Some time later Daniele entered the seminary and it was there that he met the Jesuits and, in particular, Fr. Daniele Libanori; in him he saw embodied those ideals and instincts of search and freedom that so intrigued him. Fr Libanori was also a teacher for him and he too left an imprint on Daniele’s mind and heart. “I had prepared the interview with him, I had written down everything I had to write and, once I got there, I immediately started to speak, repeating everything I had written. And at a certain point the father interrupted me and asked: “Yes, but how are you?” It was a cold shower and left me speechless.

I understood from his simple question that he had intercepted me; he had intercepted PROPRIO me; but me who? I had the strong feeling that everything that had been important to me up to that point, in particular a certain kind of formality to be displayed, had to be expressed in a different way.

In this very simple way, he had put together things that I had always thought were distinct. I compartmentalised a lot, that was my way of being an explorer. It was he who gave me the impetus to realise that a synthesis was necessary. That’s what Jesuits are for me: “buffers”, people who hold together the diversities of others, of themselves, of reality, even when these become clashes or contradictions. They are those who seek compromise, but not in a negative sense. Somewhat like God did by incarnating in Christ and, in some way, compromising with humanity. It is no coincidence that for me one of the most beautiful things about Ignatius’ writings is precisely his incredible desire to reach out to those he is reading, trying to understand them. He is a person on a quest, but an authentic quest. He was a man who let himself be profoundly moulded, struck, instructed by reality and did not seek, in it, confirmation for his ideas’.

You are part of the Gonzaga Campus community since a year. What do you deal with, in particular?

“Last year I was teaching Religious Education in the Licei, but since this year I have been entrusted with the coordination of the ‘pastoral’; today, even more than yesterday, my task is to build and search for relationships, to weave a network of relationships that can be strengthened even along the corridors of the school.  At the end of the day, the Jesuit task is to make ourselves available to others, to help them recognise and value who we are, how we are, and for whom we are”.

In a few days you will be ordained a deacon, what does it mean to you? How do you feel?

“Perhaps not everyone knows that I was supposed to be ordained as a deacon back in 2011, but it was my changing nature that led me to ask not to be ordained for my home diocese, but to join the Association. This led me to teach in public schools for four years, giving me the opportunity to have a wonderful experience. Of course, the desire to be ordained has not disappeared, on the contrary; to this day I would define it as something deep and intimate, an epidermic desire, which is part of me and has accompanied me with every breath for so long.  That of deacon is the order of service, it is configured in this way, and it is something I have been experiencing for some time. I chose to celebrate my diaconal ordination in Palermo and celebrate at Gonzaga because Gonzaga is a bit like a second home: everyone, from RAGAZZI to colleagues to friends form my family of choice.  My way of making myself available, the service I offer even now is, by grace and by nature, somehow favoured by being at Gonzaga and by the people I meet. I love these people deeply, I am moved by the affection that emanates from them. The diaconate for me is this: simply life. It is not the stole that will make me a deacon, I simply already am one. 

Of Daniel, as of each of us, there is so much more to say. Memories, experiences, thoughts that cannot be summarised in a few pages. For this reason, we invite anyone who would like to meet him and live the experience of his ordination, on Saturday 15 October, at 16:00, at the Church of San Michele, Via Sciuti 49, Palermo. After the celebration, for those who wish, we will meet in the spaces of the Gonzaga Campus for a moment of celebration and refreshments.

To help with the organization, those wishing to attend are invited to register here.

Nuovi Armadietti: Le Regole del Gioco

Da lunedì 26 settembre abbiamo un nuovo servizio!

Sono in funzione i nuovi casellari/armadietti nel corridoio antistante la biblioteca. Gli armadietti supporteranno il servizio biblioteca e saranno a disposizione di docenti, studenti che avranno necessità di depositare provvisoriamente materiali (borse, zaini, etc…).

Come si usa il nuovo servizio?

A chiunque si recherà in biblioteca per studiare o lavorare sarà consentito l’uso di un armadietto dove depositare le proprie borse e i propri  materiali non necessari per il lavoro in biblioteca. Non sarà più consentito introdurre borse in biblioteca.

E per chi non deve andare in biblioteca? Sarà possibile usare gli armadietti?

Per chiunque abbia necessità di depositare borse e/o materiali si può richiedere una chiave in biblioteca. Lasciando una cauzione di 2€ che verrà restituita alla riconsegna della chiave, si potrà avere a disposizione un casellario.