Si sono chiusi i festeggiamenti all’International School per il Capodanno Singalese tra colori, profumo di spezie e giochi tipici dello Sri Lanka.
È da tempo ormai che la nostra comunità ha accolto bambini e ragazzi di origine singalese, insieme alla loro cultura e alle loro tradizioni. Quale modo migliore per ricordare e per conoscere le usanze di questo splendido paese? – Festeggiando il Capodanno, una delle celebrazioni più importanti e significative della cultura singalese e tamil, i due principali gruppi etnici dello Sri Lanka.
Il Capodanno singalese è una festa allegra e gioiosa che cade sempre nel periodo che va dal 12 al 15 aprile. Si tratta di una festa mobile poiché la data esatta del Capodanno è determinata ogni anno dai movimenti solari: quando il sole si muove da “Meena Rashiya” a “Mesha Rashiya” compie, infatti, un ciclo di dodici mesi. Dato che in origine la gran parte della popolazione di questo paese era costituita da contadini, iniziare un nuovo ciclo solare significava festeggiare e pregare gli dèi per garantire un buon raccolto e un nuovo anno di felicità e prosperità. I riti tradizionali in Sri Lanka, che includono il bagno purificatore l’ultimo giorno del vecchio anno e l’osservazione della luna durante la notte prima dell’inizio del nuovo anno, ruotano attorno a momenti comunitari densi di spiritualità e amore. La gente si reca nei templi buddisti e induisti per pregare e per ricevere la benedizione dai monaci, mentre i bambini offrono i betel –foglie di una pianta sempreverde diffusissima in Sri Lanka– ai genitori e agli anziani come simbolo di gratitudine e rispetto. Si distribuiscono regali ad amici, parenti e conoscenti in segno di amore e generosità verso tutti, seguendo le regole principali del buddismo. Infine, è una buona occasione per riunirsi e cucinare insieme dolci e specialità tradizionali, ma la parte più interessante e divertente di questa celebrazione sono i giochi e le gare che si svolgono per strada come le gare di carri, i concorsi di bellezza o di danza e tanto altro ancora.
La nostra festa all’International School è iniziata già da qualche giorno nel playground della Pre-school dove le nostre classi, insieme ai bambini e alle maestre della sezione delle Coccinelle dell’Infanzia Italiana, si sono riunite per giocare insieme e per organizzare dei piccoli tornei a squadre. Le celebrazioni sono culminate nella giornata di venerdì scorso, anch’essa ricca di giochi e di tornei, a opera delle nostre classi della Primary School. Giochi da tavolo e all’aperto, danze e canzoni tradizionali e, per concludere, l’imperdibile pasto tradizionale a base di dolci al cocco come il Bibikkan e altre prelibatezze che le famiglie singalesi della nostra comunità hanno portato a scuola per festeggiare insieme.
mentre ci apprestiamo a vivere questo ultimo tempo intenso dell’anno scolastico che per molti sarà un importante passaggio ad un nuovo ciclo di studi e una nuova fase della crescita, ci stiamo preparando per offrire a tutti i nostri bambini e ragazzi, dai 2 ai 18 anni, un’estate particolarmente ricca di esperienze, opportunità di crescita, di gioco, di socialità, di divertimento, di natura, di sport, di solidarietà.
Così anche quest’estate la proposta del Gonzaga Campus è ricca e variegata e c’è spazio e posto per tutti: per i più piccoli ma anche per gli adolescenti, i maturandi, gli universitari e gli ex alunni, per le famiglie.
Anche quest’anno per gli interni (iscritti alla Scuola e all’International School Palermo) sono previsti degli sconti. Ma le opportunità sono aperte a tutti: anche a bambini e ragazzi che non frequentano i nostri percorsi scolastici. Per questo vi chiedo di farvi portavoce ad altre famiglie che sono alla ricerca di proposte estive qualificate per i loro figli.
Nei prossimi giorni, i genitori delle fasce d’età interessate, riceveranno delle comunicazioni più dettagliate e le schede di iscrizione: il campus per la fascia 2-5 anni e per la fascia 6-12 anni; la proposte della fascia 11-13 anni (Campo Estivo a San Fratello per gli studenti delle Medie e della Middle School) e per le quattro esperienze che rivolgiamo alla fascia 14-18 anni (“La testa ben fatta”, “Le mani ben fatte” e i “campi di volontariato in Romania e a Scampia” per gli studenti dei Licei, High School e Diploma Program).
Tutte le attività saranno coordinate dai nostri docentied educatori, dagli allenatori e istruttori della Polisportiva, con il prezioso supporto dei volontari di servizio civile universale.
Sono certo che tutte queste occasioni costituiranno un ulteriore tempo in cui, dopo l’impegno dello studio, i nostri ragazzi potranno godere della bellezza del divertimento sano e di occasioni di nuova socialità e di crescita.
In fondo trovate lo schema con tutte le opportunità.
Un caro saluto Vitangelo Carlo Maria Denora sj Direttore Generale
Tutte le proposte del Gonzaga estate 2023
ETA’ / SETTORE
PERIODO – ORARI – LUOGHI
18-24 mesi
Campus estivo
19 Giugno – 28 Luglio 2023
dal lunedì al venerdì (07.30 /13:00)
Gonzaga Campus
2-5 anni
Campus estivo
19 Giugno – 28 Luglio 2023
dal lunedì al venerdì (07.30 /16:00)
Gonzaga Campus
6-12 anni
Campus estivo
12 Giugno – 28 Luglio 2023
dal lunedì al venerdì (07.30 /16:00)
Gonzaga Campus
11-13 anni
Campo Estivo a San Fratello
Prima media ed M1: 27 Giugno – 02 Luglio 2023
Seconda media ed M2: 04 – 09 Luglio 2023
“Villa De Angelis” sui Monti Nebrodi (ME)
Biennio Licei – (M4 – M5)
“La testa ben fatta”
03-14 Luglio 2023
Gressoney (Villa Belvedere)
Triennio Licei – e Diploma IB (D1 – D2)
Campo di servizio a Sighet
22 Luglio – 06 Agosto 2023
(Romania)
Triennio Licei – Diploma IB (D1-D2)
Campo di servizio a Scampia
09 -16 Luglio 2023
(Napoli)
Triennio Licei – Diploma IB (D1-D2)
“La mani ben fatte”
due opzioni:
01-09 luglio 2023 a Vau-Dejes (Albania):
03-14 Luglio 2023 a Marradi (Firenze)
Sabato 22 Aprile 2023, in occasione della 53ª Giornata Mondiale della Terra, più di 50 laboratori e attività sportive gratuite al Gonzaga Campus – Palermo
Il tema centrale di quest’anno sarà la dimensione dell’ecologia integrale in cui umanità, natura e cura dell’ambiente vengono pensati come aspetti profondamente collegati e interdipendenti.
Il prossimo 22 Aprile, infatti, in occasione della 53a Giornata Mondiale della Terra, il filo conduttore che accompagnerà la giornata partirà dallo slogan “Una scuola aperta alla città, una città aperta al mondo” e dalla domanda “qual è il mondo che sogniamo e che ci impegniamo a costruire?”.
Sono previsti diversi laboratori e attività sportive, fruibili gratuitamente da tutti: dai più piccoli ai giovani coinvolgendo pure adulti e famiglie.
Il Gonzaga City Day di quest’anno è pensato anche come una tappa di un itinerario che condurrà all’incontro con Papa Francesco previsto il prossimo 10 Giugno.
L’intenzione è quella di offrire alla cittadinanza la possibilità di godere degli ampi spazi verdi del campus, facendo sperimentare, ai giovani di tutte le età e alle famiglie, occasioni di creatività, di sport, di divertimento, di gioco intergenerazionale ed inclusivo.
I laboratori si concentrano su 8 aree tematiche che caratterizzano la proposta educativa del Gonzaga: Sport & Salute, Ecologia & Ambiente, Digitale &Tecnologie, Arte & Creatività, Cittadinanza Globale & Multilinguismo, Spiritualità & Scelte di Vita, Sociale & Politico, Culture & Comunicazione. Per ognuno di questi ambiti saranno proposti da docenti ed educatori del campus (Scuola, International School Palermo, Polisportiva) alcuni laboratori (in italiano o in inglese) e attività sportive specifiche per ogni fascia d’età: 3-5 anni, 6-10 anni, 11-13 anni e 14-18 anni, della durata di 1h e 30. Molti laboratori sono aperti anche agli adulti, in forma di dinamica genitori-figli. Al termine di un turno di laboratorio, chi lo desidera potrà proseguire scegliendo e partecipando ad un altro laboratorio del turno successivo; in questo modo si potranno fare diverse esperienze divertenti e stimolanti.
“Dobbiamo prendere coraggiosamente coscienza che la crisi ambientale e relazionale che viviamo può essere affrontata dedicando attenzione all’educazione di chi domani sarà chiamato a custodire la casa comune – afferma p. Vitangelo Denora, direttore generale del Gonzaga Campus -. La proposta non è solo per alcuni ma per tutti. Pertanto, crediamo che vivere una giornata all’insegna del gioco, dei laboratori, dello sport e dell’ecologia integrale …possa essere un’occasione bella che offriamo alla città e che ci offriamo reciprocamente, condividendola con tutti coloro i quali desiderano recuperare il piacere di stare insieme. L’appuntamento si pone l’obiettivo di chiamare tutti – governi, imprese, cittadini – ad investire nel nostro Pianeta e nelle generazioni future. Agire ora per proteggere la salute, le nostre famiglie e l’ambiente. Innovare subito per provare ad invertire la rotta. Costruire sin da ora un futuro più sostenibile e più equo. Il futuro del pianeta è il futuro dei suoi abitanti”.
La realtà del carcere reca con sé l’idea del pregiudizio, dell’etichetta sociale, del vincolo perpetuo di una colpa da espiare.
La sfida attuale della nostra scuola e delle associazioni che collaborano attivamente con noi è quella di abbattere il muro della diffidenza e della paura che allontana i giovani dalla ricerca di quella dimensione umana e spirituale che è obiettivo formativo prioritario del Gonzaga Campus.
Grazie al prezioso lavoro della Cooperativa sociale “Al Reves” e alla partecipazione attiva dell’Associazione Spondè Onlus, si è cercato di sensibilizzare le classi di maturità ad un tema delicato e di fondamentale importanza nel percorso di crescita dello studente ignaziano: un’analisi approfondita della “cultura dello scarto” di cui Papa Francesco ha più volte ribadito l’aberrante e pericolosa deriva.
Qualunque sia il pregiudizio che alimenta discriminazione ed allontanamento, la “società del consumo” finisce per scartare non solo oggetti ma anche persone, annientando ogni forma di empatia ed immedesimazione nella altrui condizione.
Esseri umani al margine, soggetti mentalmente fragili, anziani, senzatetto, anime spesso private della dignità del conforto e -nel caso di specie- detenuti e detenute, sottoposti quindi a misure limitative della libertà personale.
In un contesto simile, il lavoro -da sempre considerato diritto supremo nel garantire a chiunque un’esistenza libera e dignitosa- diventa motivo di riscatto e strumento di giustizia riparativa volto a realizzare la funzione rieducativa della pena come indicato dall’articolo 27 della Costituzione italiana: una pena efficace con effetto deterrente, che mai può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità ed obbligatoriamente tesa al reinserimento sociale del condannato.
La Cooperativa “Al Reves” (termine spagnolo che significa “Al contrario”, ad indicare la scelta del cambiamento) ha creato e gestisce all’interno del carcere Pagliarelli un laboratorio di riciclo tessile, grazie al lavoro di tante detenute: una vera e propria sartoria dove è possibile scoprire nuove capacità ed investire in un’attività di grandissima valenza formativa, utile anche per il futuro reinserimento lavorativo dei carcerati.
Lo scarto tessile diventa metafora dello “scarto” umano: pezzi di stoffa destinati al rifiuto che, combinati e cuciti, danno vita a cestini di tessuto, ad elastici per capelli, a foulard, a piccole bomboniere da matrimonio.
Le reazioni dei nostri alunni all’incontro e alle testimonianze riportate sono state particolarmente sentite: domande molto interessanti ed interventi costruttivi carichi di sana curiosità verso un contesto totalmente nuovo; talvolta manifestazioni di comprensibile diffidenza verso un sistema di giustizia che assicuri realmente un’effettiva “riparazione” degli errori commessi.
In tanti si sono chiesti quanta verità ci sia in serie televisive incentrate sulla realtà del carcere: una fra tutte, “Mare fuori”, divenuta molto popolare tra i giovani e che racconta uno spaccato di vita vissuta in un Istituto Penitenziario Minorile di Napoli.
Storie che si intrecciano, vicende personali di difficile risoluzione, detenuti minori di età appartenenti a contesti familiari diversi, che finiscono per condividere la medesima condizione di emarginazione sociale, accompagnati ed aiutati -nella finzione così come accade nella realtà- da professionisti impegnati nell’ambizioso progetto di suggerire ai ragazzi una scelta di vita diversa dalla criminalità.
Nelle parole dei nostri alunni si legge la giusta consapevolezza dell’illecito penale e la conseguente responsabilità nell’allontanare ogni forma di delinquenza, minorile e meno che sia.
A ciò si aggiunge la bellezza della loro dimensione umana che -nonostante la loro giovane età- è un meraviglioso strumento di misericordia che non subisce pressioni dai pregiudizi che invece, spesso, appartengono all’età più adulta.
Una profondità d’animo che non si lascia convincere solo dai fatti, ma che si interroga sulle inquietudini, sulle solitudini, sulla disperazione di ogni essere umano.
Giovanni Falcone diceva sempre “che le cose siano così non vuol dire che debbano andare così; solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”.
L’istituzione scolastica è il baricentro del cambiamento, lo strumento di inclusione umana per eccellenza che necessita di cultura e di coraggio per cambiare le cose, combattere la criminalità ed abbattere ogni forma di pregiudizio ed emarginazione sociale.
La scuola sceglie di “fare” ogni giorno e contrasta ogni forma di chiusura, fisica o mentale che sia.
“Colui che apre la porta di una scuola, chiude una prigione” – scriveva Victor Hugo.
Al giorno d’oggi sono molti gli studenti che decidono di frequentare un periodo di studio all’estero, lasciando per un trimestre, un semestre o persino per un anno intero la loro famiglia e gli amici per vivere in posti tra i più disparati al mondo.
Questa settimana è Claudia Papa a raccontare la sua esperienza: una studentessa del quinto anno del Liceo Scientifico che ha trascorso un intero anno scolastico in America con l’associazione International Student Exchange (ISE).
Chi decide di frequentare un periodo di studio all’estero, nonostante le difficoltà che comporta vivere a molti km di distanza, decide soprattutto di contribuire alla propria formazione scolastica e personale, acquisendo doti che rimarranno impresse per tutta la vita, come la stessa Claudia afferma: “ho deciso di vivere quest’esperienza non solo per potenziare la padronanza della lingua inglese, ma anche per arricchire la mia conoscenza del mondo attraverso differenti modi di vivere e fare scuola”.
“Sono stata ospitata da una coppia che vive a Wyoming, a nord-est della Pennsylvania. Sono molto legata a loro, sin da subito mi hanno accolta calorosamente e non mi hanno fatto mai mancare nulla. Lo scorso Natale sono andata a trovarli, la loro ospitalità è stata fondamentale per vivere un anno lontana dai miei affetti e frequentare la Wyoming Area High School”.
In merito alla scuola, Claudia racconta di aver frequentato l’ultimo anno, che nel sistema scolastico americano corrisponde al quarto, e di aver scelto le materie con il grado di difficoltà più alto per sviluppare nuove skills.
Numerose, inoltre, le attività laboratoriali e sportive che permettono agli studenti di coltivare i propri hobby: dalla sociologia, all’arte e ancora scienze e teatro.
“Io ho fatto pallavolo e ho frequentato il laboratorio di teatro che, grazie alla media alta dei miei voti e un’esperienza pregressa, mi ha consentito di entrare a far parte dell’International Thespian Society”.
Tuttavia, queste non sono le uniche attività a cui la liceale si è dedicata.
Claudia ha partecipato ad una vera e propria scuola di leadership il cui obiettivo era quello di trasmettere tutte le skills che un leader deve possedere per farsi strada nel mondo del lavoro.
‘‘Il progetto assegnatomi riguardava l’attività di doposcuola per bambini in difficoltà e al termine di questa esperienza, io e la mia squadra, abbiamo raccolto fondi e materiali didattici da destinare ai bambini. È stata un’esperienza fortemente costruttiva, oltre che emozionante, durante la quale io ed i miei compagni abbiamo incontrato i leader più influenti del Paese. Ho avuto accesso anche alla National Honoris Society e ho potuto dedicarmi ad altre attività di volontariato. È gratificante lavorare sodo per portare a termine un obiettivo per il bene dell’altro”.
Il Gonzaga Campus si congratula con Claudia per l’impegno e gli obiettivi raggiunti, augurando un futuro prospero e ricco di possibilità che sappia riconoscere i suoi meriti.
mi piace partire, nel porgervi il mio augurio di Pasqua, dalle parole di Papa Francesco che il prossimo 10 giugno avremo la gioia di incontrare nuovamente come Gonzaga e come scuole dei Gesuiti.
“Dov’è oggi la tua speranza?” – ha chiesto il papa con insistenza durante l’ultima udienza generale. “A noi, come davanti agli occhi dei discepoli c’è l’immagine della croce, ma dopo poco loro capiranno che proprio da quella croce nasce un nuovo inizio”.
Francesco sottolinea questa apparente contraddizione e dice che la speranza di Dio germoglia proprio “nei buchi neri delle nostre attese deluse”.
“Fratelli e sorelle, anche noi siamo feriti: chi non lo è nella vita? Chi non porta le cicatrici di scelte passate, di incomprensioni, di dolori che restano dentro e si fatica a superare? Ma anche di torti subiti, di parole taglienti, di giudizi inclementi? Dio non nasconde ai nostri occhi le ferite che gli hanno trapassato il corpo e l’anima. Le mostra per farci vedere che a Pasqua si può aprire un passaggio nuovo: fare delle proprie ferite dei fori di luce” – conclude papa Francesco.
Ecco il senso della Pasqua per tutti noi!
Anche per chi non crede, il messaggio della Pasqua mantiene e conserva un valore tutto speciale: nella natura che si rinnova, nella chiara luce che domina le giornate della primavera ai suoi esordi, tutti possiamo cogliere e fare nostro il desiderio di un nuovo inizio, di una speranza che torna a fare capolino nelle nostre giornate, di un fluire di vita che è sempre più forte della morte.
Non posso però augurarvi buona Pasqua, senza aver ricordato una delle ferite di questo tempo, quella della guerra in Ucraina, la quale pur avendo già generato la luce dell’accoglienza nella nostra comunità, ci chiama ancora ad un gesto concreto di Pasqua.
Vi parlo di Dasha e Tamara due sorelle ucraine di Kherson, nell’Ucraina meridionale, arrivate a Palermo nel settembre 2022, in fuga dalla guerra.
Dasha tra pochi giorni compirà 17 anni, frequenta la classe M5 dell’International School del nostro Gonzaga Campus mentre in Ucraina frequentava il terzo anno della scuola superiore; Tamara ha 29 anni, ha lavorato in Francia per uno scambio con l’università e in Polonia in alcuni ristoranti. Adesso ha trovato lavoro come cameriera in un noto ristorante palermitano del centro storico, dal lunedì al sabato.
Le ragazze hanno il permesso di soggiorno speciale per l’emergenza Ucraina, che sarà rinnovato a breve, e sono iscritte al servizio sanitario nazionale; la minore è stata affidata dai genitori alla sorella maggiore.
Per i primi mesi hanno vissuto presso l’abitazione palermitana di una signora ucraina, concittadina della loro famiglia; ma il quartiere periferico, gli spazi ristretti dell’abitazione e l’arrivo di altri profughi ucraini hanno reso impossibile la prosecuzione della convivenza.
Per tali motivi, da fine gennaio 2023 le ragazze sono ospitate in una camera della “Cueva”, la Casa di dei Gesuiti di via Isidoro la Lumia, dove conducono una vita tranquilla, con senso di responsabiltà e rispetto per gli spazi e le persone. Tale sistemazione è però temporanea, dato che la Cueva non è un luogo residenziale ma è stata pensata per l’accoglienza di gruppi di preghiera e per altri scopi formativi e comunitari.
Le ragazze hanno dunque bisogno di essere accolte in un ambiente “familiare” che offra loro un alloggio semplice ma confortevole e un po’ di calore umano.
In particolare Dasha, la più piccola, avrebbe bisogno di una figura adulta di riferimento, in quanto la sorella è molto impegnata con il suo lavoro tutti i pomeriggi e le sere. Le ragazze, naturalmente, provvederebbero alla pulizia e alla cura della loro camera, del bagno e degli ambienti comuni. Tamara è anche una brava cuoca, per cui potrebbero essere autonome nella preparazione dei propri pasti.
Condivido con tutti voi, alla fine di questa mia lettera, la testimonianza che Dasha, in prima persona, ha fatto a scuola della terribile esperienza della guerra e in particolare dell’invasione russa di Kherson…nella speranza che questo appello trovi una “casa” accogliente per queste due nostre figlie.
Auguro, dunque, a tutti ma in modo particolare, ai nostri studenti più piccoli e ai nostri ragazzi e ragazze che ciascuno possa trovare nuove ragioni di speranza, di apertura, di impegno così che questa nostra società continuamente provata dall’esperienza del male in tutte le sue forme possa fare emergere il tanto bene esistente, un bene che scalda i cuori e li rinnova.
A nome mio, dei miei confratelli gesuiti della Comunità del Gonzaga, del consiglio di amministrazione e di direzione e di tutti i collaboratori, di Dasha e Tamara … auguri di Buona Pasqua, auguri di vita nuova!
Vitangelo Carlo Maria Denora SJ Direttore Generale
I’d like to start, in offering you my Easter greetings, from the words of Pope Francis, whom we will have the joy of meeting again as Gonzaga and as Jesuit schools on June 10th.
“Where is your hope today?” – the pope asked insistently during the last general audience. “Before our eyes, as before the eyes of the disciples, there is the image of the cross, but after a while they will understand that precisely from that cross a new beginning is born.”
Francis emphasizes this apparent contradiction and says that God’s hope springs precisely “in the black holes of our disappointed expectations.”
“Brothers and sisters, we too are wounded: who is not wounded in life? Who does not bear the scars of past choices, of misunderstandings, of hurts that linger inside and are hard to overcome? But also of wrongs suffered, of sharp words, of inclement judgments? God does not hide from our eyes the wounds that pierced his body and soul. He shows them to reveal us that at Easter a new passage can be opened: to make of one’s wounds holes of light” – Pope Francis concludes.
This is the meaning of Easter for everyone of us!
Even for those who do not believe, the message of Easter retains and preserves a very special value: in the nature that renews itself, in the clear light that dominates the days of spring in its beginnings, we can all grasp and make our own the desire for a new beginning, for a hope that comes back into our days, for a flow of life that is always stronger than death.
I cannot wish you a Happy Easter, however, without mentioning one of the wounds of this time, that of the war in Ukraine, which although it has already generated the light of welcome in our community, still calls us to a concrete gesture of Easter.
I’m speaking to you about Dasha and Tamara, two Ukrainian sisters from Kherson, in southern Ukraine, who arrived in Palermo in September 2022, fleeing the war.
Dasha will be 17 years old in a few days, she attends class M5 of the International School on our Gonzaga Campus while in Ukraine she was in her third year of high school; Tamara is 29 years old, she worked in France on an exchange with the university and in Poland in some restaurants. Now she has found a job as a waitress in a well-known restaurant in Palermo’s historic center, Monday through Saturday.
The girls have special residence permits for the Ukrainian emergency, which will be renewed soon, and are enrolled in the National Health Service; the younger one was entrusted by her parents to her older sister.
During the first months they lived at the Palermo house of a Ukrainian lady, a fellow citizen of their family; but the suburban neighborhood, the cramped rooms of the house and the arrival of other Ukrainian refugees made it impossible for them to continue living together.
For these reasons, since the end of January 2023, the girls have been housed in a room at the “Cueva,” the Jesuit House on Via Isidoro la Lumia, where they lead a quiet life, with a sense of responsibility and respect for spaces and people. This arrangement is temporary, however, since the Cueva is not a residential place but is designed to host prayer groups and for other formative and community purposes.
The girls therefore need to be welcomed in a “familiar” environment that offers them simple but comfortable housing and some human warmth.
In particular Dasha, the youngest, would need an adult figure of reference, as her sister is very busy with her work every afternoon and evening. The girls, of course, would provide cleaning and care for their room, bathroom and common areas. Tamara is also a good cook, so they could be autonomous in preparing their own meals.
I share with all of you, by attaching it to this letter of mine, the firsthand account made by Dasha at school regarding the terrible experience of the war and particularly of the Russian invasion of Kherson…in the hope that this call will find a welcoming “home” for these two daughters of ours.
I wish, therefore, everyone – but especially our littlest students and our boys and girls – that each one may find new reasons for hope, for openness, for commitment, so that our society, continually challenged by the experience of evil in all its forms, may bring out the abundance of the good that exists, a good that warms hearts and renews them.
On behalf of myself, my Jesuit brothers of the Gonzaga Community, the board of directors and management and all the staff, Dasha and Tamara … best wishes for a Happy Easter, best wishes for new life!
Fr. Vitangelo Carlo Maria Denora SJ General Director
“Insegnare letteratura alla scuola media è un po’ una sfida. Sai bene che manca ai ragazzi, data la giovane età, la chiave di lettura per penetrare e gustare tante opere eccelse“.
E’ così che la prof. Lucia Sessa ci ha presentato i contributi di alcuni studenti che oggi condividiamo.
“Ho sempre amato – continua la prof.- “Davanti San Guido” di Giosuè Carducci, consapevole del fatto che è un testo dell’età matura, carico com’è di nostalgia, di rimpianti, ma anche di quei sentimenti puri e totalizzanti che solo la fanciullezza ci dona. Così ho accostato i ragazzi a questo testo, guidandoli a coglierne le risonanze, attraverso un lavoro di immaginazione. Come spesso accade, mi hanno commosso“
Il Ricordo – Carola Messina
Cianciana…era il nome del paesino dove io e la mia famiglia trascorrevamo fine settimana e feste, insieme ad amici e familiari. Tornando adesso in questi posti, mi tornano in mente tanti ricordi della mia tenera età, tra le uscite con il mio solito gruppo di amici, le scampagnate, i mesi estivi passati lì, le serate vuote e fredde, ma anche quelle affollate e calde, le giornate in piscina o al mare, le feste di paese, le domeniche passate in famiglia, tutte le stradine che ormai per me sono casa, la gente che mi fermava, perché mi riconosceva come “la figlia di”, e poi mi faceva i complimenti per come ero cresciuta, la casa degli zii dove mi divertivo con tutti i loro strumenti musicali, e infine la tranquillità e felicità che si provava ogni volta che dalla strada intravedevamo le case e le strade di Cianciana.
Adesso mi ritrovo qui, dopo quasi quarant’anni, con una carriera da medico alle spalle e due figli ormai grandi che insieme a me hanno continuato a venire qui, ogni volta che si torna in Sicilia.
Mio caro paesino, più il tempo scorre, più mi affeziono a te e ad ogni mio ricordo di quando ero piccola; so che il mio lavoro e la vita che mi sono fatta in Toscana mi allontanano da casa, ma continuo e continuerò sempre a venire a parlarti e a trascorrere qualche pomeriggio insieme; anche se stare in questo luogo mi dà un gran senso di malinconia al ricordo di quando eravamo tutti più piccoli e senza alcun pensiero.
Adesso mi basta guardare un’insegna di un bar per avere un’immensa quantità di ricordi belli e brutti. La mia maturità non è stata altrettanto semplice come la mia infanzia, poiché gli studi lontano dalla mia famiglia mi hanno resa più sensibile e debole, anche per affrontare gli studi universitari.
Ma grazie al mio duro lavoro, sono riuscita a realizzare i sogni della piccola Carola che voleva andare a vivere in Toscana, ma soprattutto voleva diventare un medico; ed eccomi qua.
È tutto uguale a prima con te – Bianca Lo Iacono È tutto uguale a prima…il sentiero che porta in spiaggia , il cancello di ferro battuto, le casette , l’erba che mi striscia tra i piedi perché come al solito è troppo alta rispetto al vialetto , e poi il mare , le onde che si scontrano contro i sassi a riva e che fanno sempre lo stesso rumore , un rumore così caro e familiare , i gigli che spuntano a metà di Agosto e le canne con cui giocavo a fare le capanne da bambina . E’ tutto uguale a prima, tranne una sola cosa , una sola persona , io Bianca , che ormai non sono più quella bambina che correva sulla spiaggia , che nuotava tutto il giorno e che giocava a palla . Quasi quasi mi sembra ancora di sentire i miei amici che mi chiamano , o mia madre che mi dice di tornare a casa per pranzo ,o mio padre che mi toglie da dietro l’ombrellone anche se volevo stare ancora seduta all’ombra ; oh che bei ricordi e che nostalgia! Quanto darei per poter ritornare come prima un’ultima volta…solo un ultima volta , del resto è tutto uguale a prima…Mi sento travolta da mille emozioni , le emozioni della mia infanzia , dolci, così dolci da farmi piangere ; ed è qui che comincio a sentire suoni, sospiri ,voci che riconosco , quasi senza rendermene conto, immediatamente. Ed ecco che, accoglienti e premurosi, tutti gli elementi che hanno costituito le estati della mia infanzia cominciano a parlare ; il vento sospira , le onde iniziano a bisbigliare , dalle canne di bambù , dai pini e dagli oleandri esce una voce melodiosa , che mi rilassa . Dovrei essere spaventata , lo so bene , o almeno scioccata ;dopotutto non è una cosa che si vede tutti i giorni questa , ma la cosa strana è che sto provando le sensazioni opposte ; mi sento calma, felice , rincuorata , come se me lo aspettassi a dire il vero. Possibile che tutti i miei ricordi così lontani e malinconici , ma allo stesso tempo vividi e gioiosi si trasformino in realtà ?
“Da quanto tempo!” “Ben tornata” “ Ti ricordi di noi?” – esclamano i pini e gli oleandri – “ Come stai?” “ è da tanto tempo che non vieni a trovarci” “Resta qui con noi”- dicevano le onde del mare con voce calma.
Sono commossa ; loro si ricordano di me, non mi hanno dimenticata ; oh ,quanto mi piacerebbe restare a rivivere quel posto magico , era da tanto che non venivo , ed era tutto uguale a prima , in fondo . No. Che sto dicendo? Non devo farmi sopraffare dalle vecchie emozioni ,io non appartengo più a questo posto , il passato è passato , devo andare via , dire di no ; ma questo contrasto in me cresce sempre di più e tutti i miei ricordi si fanno sempre più vivi . “Devo andare” “non posso restare”- dico alle onde e al vento ,forse per convincere più me che loro – “ ormai sono grande non sono più quella ragazza che leggeva romanzi in spiaggia o quella bambina che faceva i castelli di sabbia” “ Ma tornerò, promesso, verrò presto a rifarvi visita”- affermo convinta .
Gli alberi, però mi guardano incerti e il vento, che mi soffia tra i capelli , non capisce. Mi pregano di restare , mi chiedono di raccontare loro della mia vita e mi rievocano in mente tanti ricordi felice , ma anche tristi . E io , confusa e commossa, inizio a parlare ; così mentre loro commentano tutte le mie sbucciature e tutte le mie mangiate di gelato , gli racconto della mia vita , delle mie scelte , dei cambiamenti … Gli dico che mi sono laureata in medicina , che adesso sono una dottoressa , e che sono stimata da tutti , che ho scritto un libro , ma solo per passione , e che ho una figlia bellissima e un giorno l’avrei portata lì e le sarebbe piaciuto tantissimo . Gli dico anche le cose più stupide come il fatto che la mattina mi piace prendere il caffè in balcone, prima di andare al lavoro , come il fatto che mi fa ancora piangere Titanic esattamente come quando avevo 13 anni , come il fatto che ho un giardinetto e che mi piace occuparmene nel fine settimana , e come adoro preparare dolci con mia figlia . Ma nonostante questo non c’è un solo momento in un solo giorno in cui non mi manchino la spiaggia , i fiori , l’odore del ferro battuto e del mare di Lascari.
Quante delusioni avevo provato; avevo perso della amicizie, e delle storie d’amore non erano finite come mi aspettavo , non ero mai riuscita ad aprire un ambulatorio tutto mio, e non avevo vinto il concorso per andare in Africa come speravo e ( questo meno importante) non ero mai andata ad un concerto di Ultimo o di Adele .
Ma, anche con queste delusioni la mia vita è molto felice; ho tanti amici ,una splendida famiglia , un lavoro fantastico e una figlia fantastica ; ho realizzato molti degli obiettivi che avevo da giovane , come fare un corso di giornalismo , andare a Parigi , riuscire a diventare medico , aiutare la gente e rendere contenti gli altri intorno a me ; certo non ho mai incontrato Julia Roberts o Robin Williams , ma sono molto soddisfatta della mia vita.
Ho appena finito di parlare, quando mi accorgo che ormai tutto e tutti mi stanno ascoltando , non più solo il vento , le onde e gli alberi , ma anche i passeri restano fermi , il sole abbassa i raggi ed è come se anche le tegole della casa si protendessero verso di me . Sono tutti felici , tutti sorridenti , guardano tutti la donna che sono diventata , ma sono anche tristi e ansiosi, lo noto.
Senza neanche capire cosa succede ,mi ritrovo a versare calde lacrime lungo le guance e improvvisamente capisco; è vero : è tutto uguale a prima , ma io non faccio più parte di tutto questo , è solo un bellissimo , felice , meraviglioso ricordo, e come una coperta si stende su un bambino , lascio che tutti i miei ricordi d’infanzia si stendano su di me ora e per sempre . “ Addio amici”- dico- e poi sorridendo mi volto. Attraverso quel sentiero , cammino verso il cancello , saluto gli alberi ,il sole ed il mare , sfioro le case e cerco di imprimere nella mia mente queste immagini di luoghi e di cose che ho sempre amato e che sempre amerò , perché in cuor mio so che non tornerò mai più in questo posto . E poi rimango sola , sola con i miei ricordi.
Caro diario.. – Edoardo Santomarco Caro diario,
oggi mentre frugavo nei cassetti di casa, ho trovato un mazzo di chiavi color verde.
Provai a inserirle in tutte le serrature di casa, ma niente, le stavo solo rompendo; tornato al cassetto, continuai a cercare qualunque oggetto potesse ricollegarsi a quelle chiavi, dopo cinque minuti che cercavo vidi un qualcosa incastrato fra due cassetti, con un po’ di fatica riuscii a prenderlo; era una foto del mio 12º compleanno, sullo sfondo c’era però una casa che non era casa mia né casa dei miei genitori.
Dopo un po’ che andavo in giro per la casa, camminando velocemente e fissando la foto, decisi di sedermi sul divano; improvvisamente iniziarono a riaprirsi i ricordi di una casa in campagna in un paese della Sicilia… senza pensarci due volte presi chiavi, telefono e portafoglio, e andai in aeroporto per andare giù in Sicilia il prima possibile. Durante il viaggio cercai di ricordarmi un qualcosa, ma niente; solo ricordi confusi e scollegati; scesi dall’aereo, affittai una macchina e imboccai senza ripensamenti l’autostrada.
Più mi avvicinavo, più un sentimento, che tuttora non so descrivere, diventava forte. Arrivato davanti al cancello provai a mettere la chiave nella serratura… effettivamente girava! Sorpassato l’ingresso, fu come se un mondo parallelo fosse comparso davanti a me; era come se le lunghe, vecchie ma soprattutto belle giornate d’estate, passate in quella casa, si stessero ripetendo davanti ai miei occhi. D’un tratto vidi passare un piccolo me, che gioca con un cane nel patio dove, durante le ore del riposino dopo il pranzo, giocavo con gli attrezzi del nonno. Comunque non ricordavo molto di quel cane, probabilmente perché se n’era andato quando ero piccolo per questo non ci feci molta attenzione e continuai il mio cammino. Ma man mano che passavo mi venivano in mente sempre più ricordi, come l’altalena legata a due tronchi che in confronto una torre fatta con i bicchieri di plastica era più stabile, credo però che fosse anche questo che la rendeva perfetta. O come il prato, dove, dopo essere stato in piscina e aver rischiato la vita con i tuffi, giocava a calcio fino allo sfinimento, così che dopo potevo buttarmi in piscina.Poi entrai in casa e mi ricordai delle serate passate sul divano a mangiare patatine bevendo Coca-Cola. Esplorata tutta la casa, c’era ancora una chiave che non avevo usato…Da bambino passava molto tempo nello studio del nonno, che però dopo che se ne era andato, non era più stato aperto per rispetto. Provai a inserire la chiave nella serratura ed entrò perfettamente, dopo un momento di riflessione mi dissi:” se non ora quando” quindi mi presi di coraggio e aprii la porta… era successo di nuovo, davanti a me era apparsa una scena di me e mio nonno che dipingevamo, sporcandoci faccia e mani.D’un tratto mio nonno si girò, e fu come se mi avesse sorriso, vedendo e capendo chi ero diventato; io che lo contrario di lui sono un tipo che parla poco rimasi immobile, ma lui mi stava leggendo dentro, era come se involontariamente gli stessi raccontando la mia vita da quando non c’era più. Dopo un po’ tutto tornò alla normalità, e finito il giro tornai in macchina con la testa piena di bei ricordi. Devi sapere caro diario, che da bambino avevo un sogno: da grande avrei dovuto rivivere una giornata come quando ero piccolo, beh… mi sa che ci sono riuscito.
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