Quando la città si fa scuola! Scopriamo l’outdoor education con i bambini della Scuola dell’Infanzia
La nostra scuola ha tra i suoi obiettivi l’apertura al mondo dei propri alunni, pertanto cerca di costruire dei contesti di gioco, di apprendimento e di relazione che possano promuovere la crescita integrale di ogni bambino. Parte dell’attività didattica è l’outdoor education attuata non soltanto nei nostri spazi esterni, ma anche nelle uscite didattiche. Queste ultime costituiscono un momento integrante della normale attività scolastica e strumento che consente un positivo sviluppo delle dinamiche socio-affettive del gruppo-classe e sollecitano la curiosità del conoscere. Inoltre, favoriscono l’apprendimento, l’attività di ricerca e la conoscenza dell’ambiente. Le uscite didattiche, permettono che il mondo fuori dalla scuola diventi palestra di vita e di conoscenza.
Un esempio di quanto detto sono le gite svolte a conclusione delle unità di apprendimento. I bambini della sezione dei passerotti sono stati alla fattoria Augustali, dove hanno sperimentato la raccolta e la spremitura delle olive, comprendendo e sperimentando il ciclo produttivo dei frutti e la trasformazione degli stessi; mentre le sezioni dei coniglietti e degli orsetti hanno visitato il museo Gemmellaro e hanno potuto osservare da vicino i fossili dei dinosauri e i reperti della storia geologica della Sicilia. Nella nostra scuola promuoviamo le uscite didattiche perché pensiamo che siano dei momenti di crescita integrale per i nostri alunni…
E poi che c’è di più bello ed entusiasmante che salire sul prossimo pullman con destinazione tutta da scoprire?!
Quest’anno le classi seconde sono coinvolte nel progetto di educazione civica “Il viaggio” che si sviluppa intorno ai principi di solidarietà, uguaglianza e rispetto della diversità, tutti pilastri che sorreggono la convivenza civile.
Tra gli obiettivi che, tenendo conto degli argomenti trattati nelle varie discipline, il percorso si pone c’è lo sviluppo nei ragazzi delle abilità di empatia, analisi e pensierocritico.
Nelle ore di Italiano, tramite la lettura, stanno imparando i valori utili a riflettere su di sé e sui comportamenti sociali e civili positivi per orientarsi nelle proprie scelte di vita. A tal proposito, attualmente, stanno leggendo il libro “Non dirmi che hai paura” di Giuseppe Catozzella che racconta la tragica storia di Samia Yusuf Omar, una ragazza di Mogadiscio morta nel mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Italia e realizzare il proprio sogno di partecipare alle Olimpiadi per la liberazione delle donne somale.
Per favorire l’empatia nei confronti di questi temi è stato svolto un compito di realtà dal titolo “Io migrante”. In un primo momento, sono state fatte delle ricerche sui viaggi della speranza e su ciò che spinge i migranti a intraprenderli. Successivamente, immaginando di essere una di queste persone, ogni studente ha scritto una lettera, o una pagina di diario, in cui raccontava la propria storia di dolore e fiducia in un futuro migliore.
Attraverso lo studio della geografia e della storia, stanno conoscendo il fenomeno delle migrazioni da e per l’Europa, gli effetti che queste hanno determinato nei luoghi di arrivo e di partenza degli immigrati e le dinamiche della mobilità umana nel tempo.
Infine, grazie allo studio delle scienze, stanno scoprendo l’uomo come animale migratore e l’impatto delle migrazioni sul genoma umano.
Inoltre, per approfondire la tematica attraverso l’uso di più linguaggi, i ragazzi si sono recati al cinema Gaudium per assistere alla proiezione del film “Manodopera”; quest’ultimo, ripercorrendo la storia dei nonni del regista, che agli inizi del 1900 lasciarono il Piemonte per recarsi in Francia, mette in scena la vita sofferta degli emigrati italiani.
Non finisce qui. Per arricchire ulteriormente e in modo significativo il progetto, è stato organizzato il viaggio d’istruzione a Genova, città fortemente legata all’emigrazione; da qui sono partiti milioni di italiani diretti verso le Americhe, l’Africa, l’Asia e l’Australia; inoltre, è stata a lungo meta della mobilità interna. L’Acquario, il Galata Museo del Mare, i caratteristici caruggi del centro storico, il Duomo, la Chiesa del Gesù e Portofino sono state le mete più significative di questo viaggio, attraverso cui gli studenti hanno avuto modo di comprendere l’importanza che il mare ha avuto e ha tuttora per questa cittadina. Forte è stata di certo l’esperienza didattica al Galata Museo del Mare, che ha permesso ai ragazzi di immedesimarsi nei migranti italiani che si spostavano in America alla fine dell’800; hanno avuto modo di scoprire Genova com’era passando attraverso i vicoli, le botteghe e la stazione marittima; dopo i controlli doganali, sono saliti a bordo del piroscafo “Città di Torino” verso le Americhe e hanno virtualmente affrontato il viaggio per mare, sbarcando, infine, a Ellis Island. Hanno poi avuto modo di riflettere sull’immigrazione odierna attraverso le testimonianze in prima persona di chi arriva in un paese sconosciuto, raccontate anche con messaggi in bottiglia su una barca da pesca sequestrata a Lampedusa.
Il viaggio d’istruzione ha lasciato di certo un segno nei cuori degli studenti, che hanno avuto la possibilità di riflettere maggiormente sulla tematica e su quanto si è fortunati a nascere nel luogo giusto al momento giusto. Inoltre, questi giorni trascorsi insieme ai compagni e ai docenti, hanno permesso di rafforzare lo spirito di collaborazione e di solidarietà all’interno del gruppo, nonché le competenze ignaziane personali e sociali selezionate dai consigli di classe.
Al termine del viaggio, gli studenti hanno scritto i loro pensieri su un Padlet; si riportano qui di seguito i più significativi.
“Questa gita mi è sembrata molto bella. L’acquario è forse stato il mio posto preferito, soprattutto per la quantità e varietà di animali che abbiamo visto. Sono molto felice che questi animali non siano stati presi dalla natura se non in casi speciali e che siano stati trasportati a seconda delle loro esigenze. Mi è anche molto piaciuto il tour per Genova. Non mi sarei mai aspettata una città così ricca e bella, piena di palazzi antichi. Anche la Chiesa del Gesù era molto bella, piena di dettagli che la rendono molto interessante. La guida di questa chiesa era inoltre molto simpatica e gentile e mi ha fatto apprezzare ancora di più la chiesa e i suoi quadri. Di questa chiesa mi è anche rimasto il minuto di silenzio che abbiamo fatto per Giulia, la ragazza che è stata ammazzata dal suo fidanzato solo perché lei lo voleva lasciare. In generale il viaggio, che è stato fatto a Genova perché città natale di Cristoforo Colombo, mi è piaciuto molto e mi sono molto divertita.” (Sofia)
“Abbiamo affrontato tante avventure divertenti e allo stesso tempo anche imparato e giocato. I luoghi che abbiamo visitato sono stati: l’acquario, Galata Museo del mare, chiesa del Gesù, Portofino. Un luogo che mi è interessato maggiormente è stato il museo del mare, perché ho scoperto come le persone hanno vissuto un periodo di povertà e miseria, conoscere fonti antiche, confrontare la vita di oggi con quella di prima, ho capito che prima la gente era umile e non pretendeva niente se non cibo e acqua.” (Alessio)
“Amo viaggiare, ancora di più mi piace farlo con i miei compagni. Domenica scorsa con la mia classe accompagnati dai miei prof ci siamo imbarcati per andare a Genova. Abbiamo visitato la città, l’acquario, il museo del mare e l’ultimo giorno di viaggio abbiamo fatto una passeggiata a Portofino. Durante la gita ho condiviso tante emozioni di gioia, di felicità e non sono mancati anche momenti difficili, ma grazie all’aiuto dei miei amici e dei Prof sono riuscito a superarli. La città di Genova è molto bella e sono rimasto incantato dalla grande fontana di piazza De Ferrari. Purtroppo, il viaggio è durato soltanto cinque giorni ma mi basta guardare le foto per ricordare tutte le avventure che ho vissuto con i miei amici.” (Gabriele)
“L’Acquario, Museo del Mare, Chiesa del Gesu’ e Portofino sono state le mete del nostro viaggio. Portofino è il posto che più mi ha emozionato, una fila di case dipinte con colori vivaci e dove tutto si riflette nelle acque blu del mare. A tante suggestive visioni vanno poi aggiunti tanti scherzi indimenticabili, situazioni curiose ed imbarazzanti e la felicità di scoprire che anche gli insegnati sono essere umani. […] Il mio unico pensiero è stato quello di ripartire insieme. Per questo voglio concludere il mio post con questo slogan ‘C’è chi viaggia per perdersi, c’è chi viaggia per trovarsi’. Io sicuramente viaggio per il secondo motivo.” (Giuseppe)
“La scorsa settimana ho trascorso 5 giorni a Genova con la scuola. Ho apprezzato molto il museo del mare che mi ha fatto rivivere il viaggio dei migranti e le difficoltà da loro affrontate durante il lungo viaggio, come se ci fossimo messi nei loro panni. Anche noi abbiamo viaggiato in nave e le piccole disavventure a noi capitate non sono di certo paragonabili a ciò che hanno vissuto loro, non vorrei essere stata al loro posto. Portofino è stata una delle mie mete preferite per le bellezze naturalistiche di quella parte della costa ligure. Questa gita mi ha lasciato un segno; mi ha insegnato ad essere autonoma, a cavarmela da sola, ha favorito la complicità e la collaborazione tra noi compagni e ci ha reso un gruppo unito.” (Karol)
“Mi è piaciuto molto il percorso che i professori hanno organizzato per noi a Genova. Il primo lungo che mi è piaciuto tanto è stato l’Acquario, perché ho scoperto nuove informazioni e curiosità sulle creature marine e mi è piaciuto anche vedere alcuni animali marini dal vivo come, ad esempio, le meduse che erano molto eleganti nei loro movimenti oppure i delfini che amavano divertirsi con i loro giochi. Il secondo luogo che mi ha colpito è stato il museo del Galata perché è stato interessante immedesimarsi nel viaggio di un immigrato, faticoso e per niente piacevole, lì mi sono resa conto di tutto quello che passano gli immigrati spendendo tutti i loro averi per un viaggio durante il quale non hanno neanche la garanzia di arrivare vivi a destinazione. Il terzo luogo sono state tutte le chiese e i monumenti che siamo andati a visitare durante il nostro percorso. Quelle che mi hanno colpito di più sono state la chiesa di San Lorenzo che fu bombardata e poi ricostruita in parte e poi la chiesa di Gesù con le sue particolarità sulle forme geometriche poste davanti all’altare e i suoi affreschi. Infine, un altro luogo che mi ha colpito molto quanto l’Acquario è stato Portofino, un piccolo paesino che sorge sul mare molto caratteristico, estremamente pulito ed elegante. Qui ho potuto notare quanto i suoi abitanti tengono alla pulizia dell’ambiente in cui vivono. In questo viaggio mi sono divertita molto, sono rimasta piacevolmente colpita da tutti i luoghi che ho visto, ogni luogo è scolpito nella mia memoria indelebile. Ritengo che questa vacanza abbia contribuito ad una maggiore coesione tra noi compagni. Questo viaggio è stata un’occasione per capire che ogni persona ha le sue particolarità e le sue sfumature che si possono percepire solo se poni particolare attenzione ad essa. Concludo dicendo che questo viaggio lo porterò con me nel cuore per tutta la vita”. (Gaia)
Bisogna impegnarsi per un’antimafia sociale e culturale che va al di là dell’antimafia repressiva. A dirlo è stato, questa mattina, nell’auditorium del Gonzaga Campus, il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia, rispondendo alle diverse domande, formulate dai giovani. Il confronto è avvenuto a partire dal libro “La cattura. I misteri di Matteo Messina Denaro e la mafia che cambia” scritto da Maurizio De Lucia e dal giornalista Salvo Palazzolo.
“Occorre parlare ancora una volta ai giovani e con i giovani– ha detto nella sua introduzione p. Vitangelo Denora, gesuita e direttore generale del Gonzaga Campus – perchè crediamo che il cambiamento della società passa anche dalla passione e dall’impegno portato avanti nella scuola. Ci sono tanti uomini e donne che, oggi, a vario livello, con sobrietà e pudore, portano avanti la lotta per la democrazia e la libertà”.
“Questo libro nasce dalla necessità di raccontare tutti i fatti che sono successi – sottolinea il procuratore De Lucia -. Vuole essere una narrazione altra rispetto a tutto quello che ha circolato, spesso in maniera superficiale, sui social. Pertanto, abbiamo voluto spiegare, in maniera laica e senza pregiudizi, chi era Messina Denaro con tutti i suoi 13 ergastoli”.
“Ricordo che negli anni ’80 le scuole non chiamavano i giudici – dice il giornalista Salvo Palazzolo -. Solo il movimento degli studenti, all’epoca, era l’asse portante dell’antimafia. Ancora oggi, gli studenti ci ricordano che la cattura di Messina Denaro non rappresenta la fine della mafia ma occorre continuare a lottare. Il libro è un racconto con le storie di chi si sforza, ogni giorno, di avere una città più felice e più bella”.
A partecipare all’incontro è stato anche Piergiorgio Morosini, presidente del tribunale di Palermo. “Il destino della comunità in cui viviamo dipende moltissimo da quello che siamo e siete disposti a fare – afferma il presidente Morosini – . Per sconfiggere la mafia non bastano le forze dell’ordine e la magistratura perchè queste intervengono quando il danno è stato già fatto. La mafia non è solo un problema di sicurezza fisica ma è un problema di sicurezza esistenziale; sappiamo bene come questa, purtroppo attecchisca spesso in contesti di povertà e di ignoranza. La lunga latitanza dei capimafia è collegata ai diversi vantaggi di cui questi hanno goduto per la forte fragilità sociale di certi territori. Negli anni la mafia è stata quella che dava il lavoro costruendo così il suo esercito di complici e fiancheggiatori”
“Oggi siamo in una scuola – continua De Lucia – perchè crediamo nell’importanza di dedicare il nostro tempo ai più giovani. La scuola è importante perchè c’è un antimafia dei diritti che si costruisce con lo sviluppo economico e lo sviluppo culturale. Non c’è soltanto l’antimafia repressiva. Oggi dobbiamo fare i conti con la rapidità dei social di cui bisogna fare buon uso perchè non vanno banditi. Certamente, anche con questi nuovi strumenti, si possono veicolare contenuti importanti. Ricordiamoci, però, che la cultura passa sempre dalla formazione dettata da conoscenza e approfondimento. Vanno bene internet e pc ma aggiungiamo anche le biblioteche”.
“La scuola contribuisce alla formazione delle nostre coscienze partendo dalla cultura – aggiunge Morosini – ma anche dalla valorizzazione della nostra relazione con gli altri e dei giusti comportamenti”.
“I mafiosi si definiscono uomini di onore facendo propria questa parola quando, invece, deve ritornare ad essere nostra – conclude Maurizio De Lucia -. Il diritto con la parola onore c’entra perchè questo serve a tutelare l’onore dei cittadini. Quell’onore che sta scritto nella nostra Costituzione. C’è un articolo che dice che chi svolge funzioni pubbliche lo deve fare con disciplina ed onore. Riportando l’espressione di uno scrittore, dico che, il potere dei senza potereè il vostro che sta nel fare il vostro dovere senza eroismi ma solo studiando e relazionandovi sempre con chi è vicino a voi. Qualcosa oggi, rispetto al passato, sta cambiando se pensiamo pure agli applausi della gente del quartiere San Lorenzo, subito dopo l’arresto di Messina Denaro”.
“La cattura. I misteri di Matteo Messina Denaro e la mafia che cambia“. E’ il titolo del libro scritto dal procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia e dal giornalista Salvo Palazzolo. Il prossimo mercoledì 29 Novembre 2023, alle ore 10, nell’auditorium del Gonzaga Campus si svolgerà un confronto con la partecipazione dei due autori. L’incontro è aperto a tutte le famiglie del campus, agli studenti, ai docenti e ai giovani ex alunni.
Subito dopo la cattura di Matteo Messina Denaro, grazie anche alla disponibilità del procuratore capo Maurizio De Lucia, fu organizzato un momento di incontro con gli studenti del Gonzaga Campus.
“Ringraziando il procuratore per la sua disponibilità, anche questa volta, quella nostra è una scelta di campo – spiega p. Vitangelo Denora gesuita e direttore generale del Gonzaga Campus di Palermo: parlare a scuola, con i ragazzi e le ragazze, della mafia e della legalità, del coraggio di cambiare con quelle “idee che restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini”.
Dalla scuola può nascere un nuovo futuro, contro la guerra e contro ogni forma di violenza e, in questi giorni, tutti lo stanno ribadendo a diversi livelli. A questo noi crediamo fermamente e per questo ci impegniamo ogni giorno. Questo incontro potrà, certamente, aiutarci a continuare la nostra riflessione eil nostro comune impegno per lasciare ai nostri figli una città e una terra, libera dalla mafia”.
Il libro “La cattura. I misteri di Matteo Messina Denaro e la mafia che cambia” ripercorre i segreti più profondi della primula rossa di Cosa nostra: dalle stragi del 1992-1993 alle complicità eccellenti; racconta la lunga indagine che ha portato alla cattura di Matteo Messina Denaro. Il racconto ha come protagonisti uomini dello Stato (magistrati e carabinieri) il cui ruolo è fondamentale per comprendere le trasformazioni di un fenomeno criminale che continua a infiltrarsi nella società. Nella lunga vicenda di Matteo Messina Denaro c’è un pezzo di storia del nostro Paese che è importante e significativo per agire nel presente e proiettarci nel futuro.
Com’è risaputo, la data del 25 novembre segna una ricorrenza: la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Tanti sono gli interrogativi che affiorano da più parti sul riconoscimento ufficiale di questa giornata. “La violenza ha un genere?” “Quanto può essere efficace ridurre riflessioni così importanti e drammatiche ad una sola data da evidenziare sul calendario?” “Che impatto può avere una protesta, specie se ridotta a una manciata di ore durante le quali condividere una trita retorica?” Queste e tante altre sono state le domande che hanno acceso dibattiti in questi giorni anche nei piani dei nostri Licei e tra tanti confronti sono emerse posizioni condivise all’unanimità tra i soggetti coinvolti, docenti, alunni, volontari del servizio civile. Una cosa è certa: le dinamiche di una realtà così estremamente delicata e complessa non possono essere sviscerate in poche ore di lezione, né si può sminuire l’urgenza di un confronto sano tra parti circoscrivendolo a singoli momenti. Per questo motivo la nostra scuola si impegna costantemente affinché non si attenda il giorno di tale ricorrenza per aprire un dialogo, giusto per spuntare l’argomento da una lunga lista che al suo interno ne racchiude tanti altri. Siamo piuttosto consapevoli che un cambiamento vada coltivato giorno per giorno; saranno la cura nel tempo, il dialogo frequente e la progressiva consapevolezza a dare i loro frutti.
A tal proposito, i docenti dei Licei dell’Istituto Gonzaga, tra cui il prof. Chiaramonte e la prof.ssa Aiello, hanno messo in atto un piano di educazione civica dilatato nel tempo che andrà a favorire riflessioni su queste tematiche in più momenti nel corso dell’anno scolastico. L’obiettivo è quello di riflettere anche intorno al ruolo assunto dalla scuola in società: le mura scolastiche accolgono ogni giorno bambini e bambine, ragazzi e ragazze, cittadini e cittadine del futuro. La nostra è pertanto la realtà che più si presta a rappresentare quell’orizzonte ideale in cui ribadire l’importanza della costruzione di una nuova cultura rispettosa anche delle differenze di genere e contraria ad ogni tipo di discriminazione. Da dove muovono i primi passi questi momenti di scambio e confronto tra alunni e alunne? Spesso è la nostra stessa cultura a suggerirci le strade da percorrere e questa mattina durante la lezione di letteratura con il prof. Chiaramonte il romanzo “I Malavoglia” ha rappresentato per le classi del quinto anno una ricca fonte in cui rintracciare inneschi per nuove riflessioni intorno a nozioni come “patriarcato”, di cui spesso, a causa dell’abuso si rischia di perdere il significato originario. Ricerche etimologiche dei termini, lettura e analisi dei testi, brainstorming su un determinato focus, scambio di pareri che mettano in moto lo sviluppo di un pensiero critico, sono alcune delle strategie con cui la scuola può e deve fare la sua parte durante il processo educativo di una persona consapevole e rispettosa del prossimo.
Ci uniamo alle parole colme di speranza pronunciate dal Direttore Generale del Gonzaga Campus, Padre Vitangelo Denora:
“Dalla scuola può nascere un nuovo futuro, contro la guerra e contro ogni forma di violenza. A questo noi crediamo fermamente e per questo ci impegniamo ogni giorno”.
“Un sogno civile, in un tempo di complessità e di crisi”
Sostenuto da 16 associazioni si svolgerà presso il Gonzaga Campus
PALERMO – Promuovere un confronto costruttivo per generare azioni sociali e politiche concrete in risposta ai bisogni del Paese. E’ questo l’obiettivo dei temi che saranno al centro del IV Forum Nazionale di Etica Civile a Palermo in programma sabato 18 e domenica 19 novembre.
Ripensare la politica, Mediterraneo luogo di incontro tra culture, Dialogo tra generazioni e Pace in terra e pace fra gli uomini. Sono i temi dei tavoli di dialogo del Forum Nazionale di Etica Civile, sostenuto da una rete di 16 associazioni della società civile. Tutti i partecipanti al Forum contribuiranno alla realizzazione di un documento – manifesto finale che sarà presentato domenica 19 novembre.
L’evento si svolgerà a Palermo, presso il Gonzaga Campus.
L’obiettivo sarà creare uno spazio interculturale e intergenerazionale di cittadinanza attiva, nel quale confrontarsi su buone pratiche di etica civile. La città è il luogo dell’incontro, dello scambio ma, potenzialmente, anche del conflitto. Ripensare la città come spazio di dialogo significa gettare le basi per costruire un tessuto sociale capace di affrontare le sfide di oggi.
Il Forum si articolerà in tre momenti di dialogo. Sabato mattina il tema sarà il Dialogo Civile per ripensare la politica. Sabato pomeriggio sarà dedicato al Dialogo tra le Generazioni. Domenica, infine, sarà la volta del Dialogo Mediterraneo.
“Etica civile significa provare a ritessere – afferma Simone Morandini, coordinatore del Forum di Etica Civile – quelle relazioni che stanno al cuore della convivenza delle nostre città. Le città, intese sia nella loro concretezza locale che in quella più ampia del nostro Paese e ancora più grande del Mediterraneo e del globo terrestre. Riflettere sulla città in un contesto di dialogo significa riconoscere che c’è bisogno della convergenza di molte voci per una città come luogo plurale, luogo di incontro tra le diversità per la costruzione del bene comune. La città nasce solo da un dialogo costante tra coloro che operano con poteri decisionali e coloro che la abitano, vivendola nel quotidiano. Una parte molto significativa sarà pure lo spazio dedicato alla voce dei giovani che ci stimolano a guardare il presente con gli occhi del futuro”.
“Palermo richiama l’orizzonte mediterraneo come scenario di pace; uno spazio denso di parole di pace anche se, purtroppo oggi, scenario di violenza, tra Europa, Africa e Medio Oriente – afferma p. Gianni Notari, presidente dell’Istituto Pedro Arrupe -. Abbiamo scelto quattro temi su cui partiranno i tavoli di dialogo perchè desideriamo avviare un confronto costruttivo e partecipativo. Tra i temi, abbiamo la dimensione ecologica intesa non soltanto come ricerca di pace tra gli uomini ma anche con la terra. C’è, inoltre, uno spazio dedicato alla politica affinchè questa possa essere concretamente al servizio delle persone e dei loro bisogni lontano da logiche autoreferenziali. Il Mediterraneo si pone come nuova variabile geopolitica che, oggi, sta vivendo una profonda trasformazione. Il nostro impegno è, allora, quello di favorire una società generativa che, lontano da individualismi e interessi di parte, ha a cuore la crescita di prospettive future per i giovani. C’è bisogno di confrontarsi e collegarsi per sognare un territorio e un Paese che sia ben altro rispetto alle linee di tendenza che si stanno affermando”.
Sabato mattina, dopo i saluti del sindaco di Palermo Roberto Lagalla e dell’arcivescovo Corrado Lorefice, interverrà con l’argomento “Per abitare la polis” Antonio Autiero, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Lanza. Dopo l’introduzione dei lavori sui dieci anni di cammino del Forum con Simone Morandini, nell’ambito del Dialogo Civile, Debora Spini (docente di filosofia politica e sociale, New York University in Florence) parlerà su “ripensare la politica” .
Sabato pomeriggio, invece, su “Un dialogo civile: lo sguardo dei giovani!” Alessandro Galassi (documentarista e filmmaker) intervisterà Allegra Tonnarini (FUCI), Marco Modugno (Fridays For Future), Veronica Atitsogbe (Consigliera comunale di Verona e fondatrice dell’associazione Afroveronesii) e Alessandro Chines (Politeia Palermo). Domenica mattina, infine, su “Un dialogo mediterraneo” per “La città e la terra”interverranno Grammenos Mastrojeni (vice segretario generale Unione per il Mediterraneo) e per “Pace, tra fedi e culture” Sihem Djebbi, docente di Scienze politiche all’Università di Parigi XIII-Sorbonne.
Il Coordinamento del Forum di Etica Civile è composto da: Azione Cattolica Italiana, Aggiornamenti Sociali, Centro Bruno Longo, Centro Internazionale studenti Giorgio La Pira, Cercasi un fine, FOCSIV, Fondazione Finanza Etica, Fondazione Lanza, FUCI, Incontri, Istituto di Formazione Politica Pedro Arrupe, Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, Movimento Eucaristico Giovanile, Opera per la Gioventù Giorgio La Pira, Sapereambiente. Gonzaga Campus.
«L’unione fa la forza» … anche negli scacchi! Intervista al campione italiano di scacchi a squadre
Con grande orgoglio ed entusiasmo, in questi giorni, abbiamo accolto la notizia della vittoria al campionato italiano di scacchi a squadre 2023 (CIS) di Roberto Alessio Zoncu, studente del 3° STEM. La finale nazionale CIS U18, svoltasi a Lignana Sabbiadoro (UD) dal 29 ottobre al 1° novembre, si è conclusa con la conquista da parte della squadra di Roberto (UNDER 16) del titolo di campioni italiani e con il riconoscimento personale al nostro studente, che in questa occasione ha giocato in terza scacchiera, di “migliore terza scacchiera” con 5.5 punti su 6.
Al momento del suo rientro a scuola lo abbiamo incontrato per un’intervista a caldo:
Da quanto tempo pratichi il gioco degli scacchi? Com’è nata questa passione?
Dalla terza elementare, avevo circa 8 anni quando iniziai. Tutto è cominciato grazie ad un corso pomeridiano qui al Gonzaga; il mio interesse è cresciuto poi così tanto da iscrivermi ad un circolo dove mi sono appassionato sempre di più. Andando avanti è diventato un impegno serio, anche a livello agonistico.
Che ricordi hai di quegli anni?
Al di là dell’impegno importante per un bambino di quell’età, ricordo di essere riuscito ad integrami subito in quell’ambiente. Mi sono sentito a mio agio e ho fatto parecchie amicizie; è davvero un bell’ambiente giovanile qui a Palermo. C’è sempre stato un tipo di competizione molto sana tra noi ragazzi e ormai ci conosciamo molto bene; con gli anni si è venuta a creare una vera e propria comunità alimentata da un forte spirito di crescita.
Come ti sei sentito al momento della vittoria? Com’è stato per te raggiungere questo traguardo? Che tipo di emozioni hai provato?
E’ stata un’emozione a dir poco unica. Vincere un campionato a squadre rispetto ad uno individuale è qualcosa che ti rende più felice perché all’interno di una squadra ricopri un ruolo fondamentale, hai costantemente al tuo fianco persone con cui condividere ogni momento, con cui creare quell’intesa vincente.
Hai un idolo al quale ti ispiri?
Sicuramente l’ex campione del mondo, nonché l’attuale giocatore più forte, Magnus Carlsen. Ho sempre avuto la sensazione che giochi per passione e divertimento, più che per la vittoria; al di là della competizione, questa è la chiave giusta.
Ci congratuliamo con Roberto per il brillante risultato conseguito, frutto di tanto studio e dedizione!
Già da qualche tempo, l’Istituto Gonzaga ha stretto una partnership con la Fondazione con il Sud e con il Centro Diaconale “La Noce” – Istituto Valdese, che ha come obiettivo «la messa in rete di attività di informazione e di sensibilizzazione nelle scuole orientate all’uso responsabile e consapevole dei dispositivi informatici e della rete. Nello specifico, studenti e studentesse di scuola primaria e secondaria e i loro insegnanti sono parte attiva di laboratori sviluppati per trasmettere competenze che diverranno patrimonio permanente della scuola». Così, anche quest’anno, a partire da fine ottobre, le classi del biennio di tutti e quattro gli indirizzi dei nostri Licei partecipano agli incontri di In-Dipendenze, «un progetto che per la prima volta nel Sud Italia sperimenta un modello territoriale di prevenzione e presa in carico dedicato a minori che presentano disturbi dovuti all’uso eccessivo dei dispositivi tecnologici». Per ogni classe sono previsti quattro incontri da due ore ciascuno distribuiti nel corso dell’anno scolastico fino al mese di maggio durante i quali si svolgeranno delle indagini finalizzate ad obiettivi come la consapevolezza digitale, la gestione delle emozioni e degli stati d’animo nel web: «il paradigma operativo e di pensiero messo in campo è quello di estendere il trattamento alla prevenzione, non solo alla patologia, non demonizzando gli strumenti tecnologici, ma ampliando la conoscenza dei dispositivi e creando maggiore consapevolezza. Un’azione altrettanto importante riguarda la comprensione dei codici interpretativi che permettono ai professionisti e alle professioniste di entrare nelle stanze dei ragazzi e delle ragazze e di “sintonizzarci” con loro attraverso uno sguardo culturale trasformativo che tenga conto della velocità di evoluzione della tecnologia e del sistema di relazioni». In-Dipendenze «trae la sua forza dalla grande rete di partenariato che mette insieme terzo settore, pubblica amministrazione e sistema sanitario nella ridefinizione di interventi territoriali innovativi. Tutti gli attori del privato sociale e le associazioni coinvolte sono chiamati ad approfondire la conoscenza degli adolescenti e del loro mondo, per sviluppare criteri diagnostici che aiutino a capire quando gli smartphone, e in generale la tecnologia, possono essere uno strumento utile e quando, invece, possono trasformarsi un freno relazionale. È proprio il lavoro di rete che sta permettendo alle realtà promotrici dell’iniziativa di diventare competenti su tecnologie di cui si sa poco, perché anche i videogiochi possono essere grandi palestre sociali e comunicative se usati bene nel creare relazioni».
Segnaliamo inoltre che nell’ambito del progetto sono attivi anche gli ambulatori “Spazio Offline”, servizi ambulatorialidi psicoterapia aperti tre volte a settimana e gestiti da esperti psicoterapeuti. Gli ambulatori offrono supporto, contatto precoce, pronta accoglienza e consulenza ad adolescenti di una fascia d’età compresa tra i 13 e i 17 anni che esprimono il proprio disagio sviluppando modalità disfunzionali di utilizzo della rete e dei dispositivi ad esso associati, insieme a percorsi di formazione e sostegno rivolti a genitori di bambine e bambini tra gli 8 e i 10 anni su strategie di utilizzo consapevole e propositivo dei media nel corso della crescita e dello sviluppo dei propri figli. L’attività di presa in carico ambulatoriale ad accesso gratuito avviene attraverso l’azione di sensibilizzazione in aula o la segnalazione di Asp e pediatri. Il servizio vuole promuovere il benessere delle relazioni negli ambienti digitali, prevenire fenomeni quali il cyberbullismo e i discorsi d’odio online, condividere con i più giovani e con i loro genitori nuovi strumenti interpretativi per vivere con maggiore consapevolezza e con autocontrollo il tempo trascorso davanti gli schermi, colmando il divario digitale tra le generazioni.
Al Gonzaga arriva “Kaleido”: il progetto che promuove l’inclusione attraverso lo sport
Al Gonzaga Campus arriva lo Spazio Civico “Kaleido Sport”, un progetto dell’iniziativa Spazi Civici (Play District), promossa dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale e Sport e Salutedella Presidenza del Consiglio dei Ministri in collaborazione con Sport e Salute SpA, la società dello Stato per la promozione dello sport e dei corretti stili di vita.
L’iniziativa, rivolta ai giovani tra i 14 e i 25 anni, propone numerose attività sportive che riguardano il basket, la pallavolo e il calcio, oltre a numerose attività extra-sportive e manifestazioni. Lo scopo dell’iniziativa è quello di sostenere l’innovazione sociale attraverso pratica sportiva e di incrementare i presidi educativi per i giovani del territorio in una prospettiva inclusiva e sostenibile.
Il progetto mira ad incrementare il protagonismo dei giovani sia in una prospettiva di crescita personale sia in un’ottica più ampia di inclusione sociale. Sarà creato uno spazio concreto per accogliere i giovani, valorizzare le loro risorse e talenti, rispondere alle loro domande, sostenerli nel loro percorso di realizzazione rafforzando i valori educativi dello sport: la lealtà, il rispetto reciproco,lo spirito di squadra e l’impegno continuativo.
Se sei un giovane tra i 14 e i 25 anni (o lavori con ragazzi e ragazze di questa età con minori opportunità economiche e sociali, giovani migranti, giovani a rischio marginalizzazione e NEET) puoi iscriverti gratuitamente qui:
Le attività sportive sono già iniziate e si svolgeranno fino a dicembre 2024.
Parallelamente alla pratica sportiva saranno anche proposti due corsi di formazione gratuiti:
Corso di Istruttore di Minibasket
Corso di arbitri/ufficiali di campo
Alcuni appuntamenti sportivi saranno preceduti anche da incontri di orientamento e formazione sui seguenti temi:
Unione Europea e Cittadinanza
Sport and healthy lifestyle
Opportunità e mobilità europea per i giovani
Legalità
integrazione e Inclusione
Il progetto, che si svolerà nei campi e nelle strutture sportive del 𝐆𝐨𝐧𝐳𝐚𝐠𝐚𝐂𝐚𝐦𝐩𝐮𝐬 (in via Piersanti Mattarella 40 – Palermo), è frutto della partnership tra diversi enti: Verga Basket, 𝐏𝐨𝐥𝐢𝐬𝐩𝐨𝐫𝐭𝐢𝐯𝐚𝐆𝐨𝐧𝐳𝐚𝐠𝐚, l’𝐄𝐮𝐫𝐨𝐦𝐞𝐝𝐂𝐚𝐫𝐫𝐞𝐟𝐨𝐮𝐫𝐒𝐢𝐜𝐢𝐥𝐢𝐚 – 𝐄𝐮𝐫𝐨𝐩𝐞𝐃𝐢𝐫𝐞𝐜𝐭𝐏𝐚𝐥𝐞𝐫𝐦𝐨, 𝐂𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨𝐀𝐬𝐭𝐚𝐥𝐥𝐢𝐏𝐚𝐥𝐞𝐫𝐦𝐨, l’𝐀𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞𝐏𝐢𝐨𝐋𝐚𝐓𝐨𝐫𝐫𝐞 e la 𝐅𝐢𝐩𝐒𝐢𝐜𝐢𝐥𝐢𝐚.
A queste associazioni si affiancherà l’impegno di molti volontari e professionisti per dar vita ad un programma di attività che oltre al divertimento mira all’ambizioso obiettivo di crescita sociale di tutta la comunità, trainata dalla forza propulsiva dei giovani.
L’Agenda 2030, programma stilato nel 2015 dai governi di 193 stati membri dell’ONU per uno sviluppo sostenibile con una serie di obiettivi (goals) da raggiungere entro il 2030, riserva ampio spazio ai concetti di inclusione, solidarietà e sostenibilità, concentrandosi sugli ambiti dell’educazione e dell’istruzione in particolare attraverso due di essi: il 4, “fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva e opportunità di apprendimento per tutti”, e il 10, “ridurre l’inuguaglianza all’interno di e fra le Nazioni”.
Prendendo parte attiva al piano d’azione, il Gonzaga Campus risponde a questi obiettivi promuovendo piani educativi e didattici volti all’inclusione e alla valorizzazione delle differenze individuali che tuttavia non sono nuovi nella pedagogia ignaziana, da sempre attenta alla cura dell’unicità della persona.
Un esempio concreto è lo straordinario percorso di crescita che Daniele De Sensi, studente del 5° Scientifico Sportivo, ha compiuto finora insieme ai suoi compagni di viaggio e affiancato dalla prof.ssa Rossella Lo Bianco, docente di sostegno specializzata in didattica e integrazione scolastica degli alunni con bisogni educativi speciali (BES).
Punto di partenza di questo cammino educativo è stata l’adozione di strumenti e metodologie didattiche adeguate ai bisogni e soprattutto alle potenzialità dell’alunno: la riduzione al minimo dei modi tradizionali “di fare scuola” (lezione frontale, completamento di schede che richiedono ripetizione di nozioni o applicazioni di regole memorizzate, ecc.).
La promozione piuttosto di strategie come il cooperative learning(che sviluppa forme di cooperazione e di rispetto reciproco fra gli allievi veicolando conoscenze/abilità/competenze) e la didattica laboratoriale, hanno potenziato l’apprendimento di Daniele facendo sì che scoprisse progressivamente la propria creatività e trovasse una finestra aperta sul mondo e sui rapporti sociali.
Così, il laboratorio, frequentato nelle ore di chimica, fisica o biologia, non ha assunto soltanto le fattezze di un luogo fisico attrezzato dove poter sperimentare la creazione dei saponi o gli esperimenti di termodinamica, ma anche uno spazio di socializzazione e interazione con i compagni; allo stesso modo, la pratica di sport come basket, padel e calcio, la realizzazione delle icone dei monumenti di Palermo, ha rappresentato per i ragazzi da un lato la possibilità di curare il proprio benessere psicofisico attraverso l’attività fisica, di conoscere i luoghi della propria città attraverso il lavoro artistico manuale e dall’altro lato, invece, è stata un’occasione per accrescere intesa e complicità grazie al costante lavoro di squadra.
Presentando al suo interno anche svariati momenti di interesse alle tematiche della cittadinanza globale, dei diritti umani, della solidarietà – in quest’ultimo caso grazie all’indimenticabile esperienza della fiera missionaria con le suore della “Bishop Mazzoldi School”, scuola situata in Kenya – il percorso di Daniele lo scorso anno è stato coronato dalla consegna del diploma delle eccellenze.
Facciamo un grande in bocca al lupo a Daniele per l’anno scolastico attualmente in corso!
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