Buon Natale! Gli auguri del Direttore Generale

Carissime e carissimi,
buon Natale!

Vi raggiunga il mio augurio più sincero insieme a quello dei miei compagni Gesuiti che vivono la loro missione al Gonzaga Campus.

Un altro Natale al tempo del Covid, che riaccende una luce ed una speranza con gli occhi di un bambino. Anche quest’anno come comunità stiamo camminando insieme – proprio come ci chiede Papa Francesco e la Chiesa tutta per il sinodo – per traghettare un altro anno scolastico in mezzo a tante difficoltà. Ce la stiamo cavando egregiamente ed i nostri bambini e ragazzi nelle recite ed in mille momenti che hanno preparato il Natale ce lo hanno fatto capire con la loro creatività ed il loro entusiasmo. Dio certamente ha camminato con noi e a Natale rinnova la sua decisione di essere con noi consegnandoci un modo di camminare particolarmente prezioso per affrontare questo tempo ancora molto insidioso: il modo della piccolezza.
Il Natale cambia i parametri della riuscita, del successo, della realizzazione raggiungendoci ancora quest’anno proprio in un tempo che mette in crisi il modo in cui abbiamo costruito il mondo, pensandoci forti e senza limiti, e ci riconsegna un modo di attraversare la fragilità con umiltà e coraggio, camminando insieme e con il Dio con noi.
Dio entra nella storia del mondo nell’umiltà più totale, rifiutato dalle locande e dai luoghi che contano, povero ed escluso.
Questo iniziare dal fondo, dal basso, dagli ultimi, perché nessuno sia escluso, è un estendere l’abbraccio alla nostra umanità per arrivare al più lontano, per comprendere che nessuno va così lontano che Dio non lo possa raggiungere.
Il Natale ci chiama alla scelta della sobrietà, dell’umiltà e della piccolezza, a schierarsi dalla parte di chi è più fragile; ci chiama a proteggere il più debole, i più piccoli: come hanno fatto Giuseppe e Maria con quel bambino, come fate ogni giorno anche voi con i vostri figli, come è chiamata a fare una comunità educativa come la nostra offrendo cura ai bambini e ragazzi in crescita.  Ed è così che la fragilità e la piccolezza rilanciano il futuro e la speranza per la nostra vita e per il nostro mondo.
Natale ci chiede ancora una volta di cambiare. lo fa anche nel tempo del Covid che nella sua violenza ci aiuta a sfrondare la vita dalle tante cose per ritrovare l’essenziale.
Come ci ha ricordato il padre Generale Arturo Sosa in una recente intervista, “mai una chiamata alla conversione è stata così urgente. Abbiamo bisogno di fare le cose in modo diverso, d’immaginare un mondo diverso… e di mettere in atto misure in modo tale da contribuire a rendere possibile un mondo nuovo. (…)
Il Verbo si fa carne, diventa vulnerabile… sì, anche al Covid. Ognuno di noi è chiamato a diventare piccole “parole” che parlano del messaggio di liberazione di questo Dio sempre nuovo”. 

Il processo sinodale avviato in questo periodo è il modo audace di far presente la Buona Notizia di Gesù in mezzo alla tormenta del cambiamento epocale.  Siamo in cammino. Abbiamo bisogno di camminare non solo con i nostri amici, ma anche con coloro che sono ai margini, coloro che sono messi da parte. Vogliamo camminare con i giovani che possono insegnarci, con i vecchi che possono consigliarci. Questo è il vero viaggio sinodale che implica l’ascolto dei nostri sogni, speranze e desideri più profondi mentre viviamo in questo comune, fragile pianeta”.

A Natale allora, non celebriamo un ricordo, ma una profezia.
Natale non è una festa sentimentale, ma un modo nuovo di abitare le nostre relazioni e il mondo. 

Guardando il Bambino della mangiatoia, mi accompagnano le parole di una poesia, che condivido con voi.
Esse parlano di un sentirsi a casa e comunità proprio nel luogo della fragilità. L’abbiamo usata anche sui social come un auspicio per continuare a camminare insieme e fare comunità all’insegna del Natale.


Auguri di cuore a ciascuno di voi.
Buon Natale!

Palermo, 25 Dicembre 2021

Vitangelo Carlo Maria Denora S.J.
Direttore Generale

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