La classe 1A, ha svolto un elaborato dedicato ad Anna Frank interamente in lingua inglese. In seguito ad un brainstorming, in lingua italiana e inglese, sono nate interessanti riflessioni sulla sua vita e sull’importanza della memoria.
Le classi 2A, 2B e 2D, guidate dal prof. Rosario Calabrese, hanno analizzato il tragico evento dello sterminio del popolo ebraico dal punto di vista delle parole e delle immagini chiave. Il vocabolario della Memoria, una raccolta di termini che condensano tutta la brutalità e la crudele determinazione messa in atto dai nazisti per sterminare gli ebrei, è stato il risultato di un brainstorming in classe che ha portato alla creazione di una nuvola delle parole accompagnata dalla ricerca di alcuni ritratti fotografici delle vittime della Shoah, ossia persone deportate nei campi di concentramento o morte in Italia in eccidi, in stato di detenzione, per disagi o privazioni. Tale ricerca è stata eseguita grazie agli iPad e ad una fototeca realizzata dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC-Onlus). In seguito, ogni studente ha raccolto le notizie bibliografiche di una delle vittime della persecuzione antiebraica del 1943-1945 e le ha postate, insieme alla foto, su un Muro della Memoria appositamente creato sul sito Padlet.com.
Nello specifico, la sezione 2D, e anche la classe 1B, hanno indagato la figura di Irena Sandler, una donna polacca che grazie alla sua astuzia e al suo ingegno, è riuscita a mettere in salvo oltre 2000 bambini ebrei dal ghetto di Varsavia. È seguita la proiezione del video, in inglese, “Ted Talk” sulla sua vita e la sua missione, fondamentale per discutere l’importanza del coraggio e della presa di posizione in contesti in cui i diritti degli altri non vengono rispettati.
In 3B il prof. Antonio Arcidiacono ha organizzato un’attività volta a sensibilizzare i ragazzi su come può agire il potere di un governo che riversa una colpa inesistente su un gruppo di cittadini e fa leva sugli altri per discriminarli ed escluderli (così com’è accaduto negli anni dell’Inquisizione o delle deportazioni naziste). Attraverso una sorta di gioco di ruolo innescato dalla distribuzione di alcuni biglietti ai singoli studenti con delle caratteristiche personali, è nata una discussione sull’importanza del dubbio e di come non si debba recepire una legge o una regola in modo passivo ma chiedersi il perché di ciò a cui si obbedisce. L’attività, nello specifico, si è così sviluppata:
gli studenti possono essere ”colpevoli” o ”innocenti”, il compito del gruppo è individuare i colpevoli ed escluderli.
In realtà ogni biglietto riporta solo la parola ”innocente” e pertanto nessuno è di fatto ”colpevole”
Ogni studente riceve un biglietto personale in cui sono scritte delle caratteristiche personali:
– colore dei capelli
– attenzione scolastica
– attitudine e carattere personale
Una regola fondamentale è che nessuno può mostrare all’altro ciò che c’è scritto sul proprio biglietto ma può solo dialogare.
L’attività si svolge all’aperto e i ragazzi sono liberi di muoversi e parlare tra loro.
Dopo alcuni minuti di discussione, il docente richiama i ragazzi in cerchio invitandoli a esprimere palesemente i nomi dei possibili colpevoli.
Quindi singolarmente vengono votati i candidati all’esclusione e se ricevono la maggioranza dei voti, vengono esclusi.
Alla fine dell’attività il docente rivela che in realtà non esiste nessun colpevole e che egli ha fatto credere che ne esistessero più di uno.
L’attività è volta a sensibilizzare i ragazzi su come può agire il potere di un governo che riversa una colpa inesistente su un gruppo di cittadini e fa leva sugli altri per discriminarli ed escluderli (così com’è accaduto negli anni dell’Inquisizione o delle deportazioni naziste).
– l’attività ha avuto ottimi risultati e i ragazzi hanno poi discusso sull’importanza del dubbio e di come non si debba recepire una legge o una regola in modo passivo ma chiedersi il perché di ciò a cui si obbedisce.