Il maxiprocesso: l’opera di ingegneria giudiziaria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

(di Noemi Pirrello, 3 Liceo Scientifico Sportivo) 

Il maxiprocesso è stato un processo giudiziario condotto a Palermo dal 1986 al 1992 contro la mafia siciliana, più specificamente contro la famiglia criminale di “Cosa Nostra”. Il processo fu voluto e avviato dal giudice Giovanni Falcone, che aveva acquisito informazioni sufficienti per aprire una procedura giudiziaria contro oltre 400 persone sospettate di essere affiliate alle attività criminali della mafia. 

La maggior parte degli imputati fu accusata di associazione a delinquere di stampo mafioso, finalizzata al traffico di droga, estorsione, omicidio e altri reati. 

Il processo fu anche il primo a essere condotto con il sistema dei “pentiti”, attraverso la collaborazione dei membri della mafia che fornivano informazioni sulle attività della criminalità organizzata: ad esempio, il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta, uno dei capi mafia, fornì informazioni preziose agli investigatori sulla struttura di “Cosa Nostra”, sul suo funzionamento e sulle attività illecite compiute.

Grazie ai suoi racconti e alle testimonianze degli altri “pentiti”, il processo permise di fare luce sui movimenti della mafia in Sicilia e in tutta Italia; furono emesse centinaia di condanne, tra cui quella del leggendario capo della mafia corleonese, Salvatore detto “Totò” Riina, che fu condannato all’ergastolo in contumacia e che sarà arrestato solo il 15 Gennaio del 1993. 

Tra gli imputati ci furono anche Bernardo Provenzano (in contumacia) e Leoluca Bagarella. Il processo si caratterizzò per numerosi episodi di intimidazione e violenza, con diversi testimoni e giurati costretti a fuggire o vivere sotto protezione. 

A causa della complessità processuale, il maxiprocesso durò circa sei anni, considerando dal primo al terzo grado di giudizio. Alla fine del processo di primo grado, molti dei principali boss mafiosi furono condannati a lunghe pene detentive -inclusi 19 ergastoli- mentre altri furono assolti o condannati solo per reati minori.  Le condanne furono 346, le assoluzioni 114, gli anni di carcere 2665.

Il processo fu ritenuto un fondamentale passo in avanti nella lotta alla mafia italiana e nella costruzione di una cultura della legalità in Italia, essendo il più grande e complesso mai affrontato dalla giustizia italiana; un’opera di ingegneria processuale che non aveva precedenti.

Fu inoltre, un esempio di una intensa collaborazione tra le istituzioni per combattere la criminalità organizzata e la corruzione. 

I due giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino rappresentano il simbolo della lotta alla mafia degli anni ’80 e ’90 in Italia. Il loro immenso lavoro è stato fondamentale per la cattura di numerosi capi della mafia siciliana, tra cui Totò Riina, principale responsabile della strage di Capaci e di via D’Amelio, considerato il boss tra i più spietati ed influenti dell’epoca.

 Entrambi i magistrati, amici da sempre e colleghi fidati, dimostrarono al mondo la forza e la determinazione del popolo italiano nella lotta alla criminalità organizzata.  

Tra le strategie innovative per combattere la mafia -come già detto- fu introdotto il sistema dei collaboratori di giustizia, mafiosi arresi alle autorità e disposti a fornire informazioni dettagliate e fondamentali allo svolgimento delle indagini. 

Grazie all’impegno e alla determinazione di Giovanni e Paolo, sono stati comminati pesanti provvedimenti di giustizia nei confronti dei boss mafiosi, contribuendo in maniera significativa alla decadenza o comunque alla disgregazione dell’organizzazione criminale in Sicilia. 

Purtroppo, i due magistrati hanno pagato con la vita l’impegno nella lotta alla mafia, venendo entrambi barbaramente assassinati con ordigni esplosivi il 23 Maggio e il 19 Luglio del 1992. 

Tuttavia, il loro lavoro e il loro esempio hanno continuato a rappresentare una guida e un’ispirazione per coloro che, tuttora, si impegnano contro il crimine organizzato, nel tentativo di arginare fenomeni di corruzione in Italia e nel mondo.

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