Prende il via anche quest’anno il percorso Kairòs. L’esperienza, inserita all’interno dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO) che la normativa consente di realizzare, si svolgerà a Carini dal 03 al 06 Marzo, in modalità residenziale.
Che cos’è il “Kairòs”
“Kairòs” in greco significa “il tempo opportuno”, “il tempo propizio”. Per i nostri studenti di quinto anno dei licei e alcuni di quarto anno, “Kairòs” è un ritiro che costituisce un’opportunità per fare il punto sulla propria situazione personale e comunitaria: un tempo di grazia per un ascolto attento del proprio vissuto personale e relazionale.
Chi sono veramente io? Come mi pongo in relazione con i miei amici, i miei genitori, il mondo? Quali sono le persone e le cose che davvero contano nella mia vita? Dove posso trovare l’amicizia con Dio nella mia vita? Su cosa occorre che io faccia leva affinché la mia vita abbia davvero senso per me e per il mio prossimo? Nel ritiro Kairòs non si cerca di rispondere a queste e simili domande in modo accademico, attraverso lezioni o cose simili, ma in modo speciale ed originale.
Le voci degli studenti partecipanti e degli adulti accompagnatori
Il ritiro contiene infatti una serie di sorprese che devono rimanere segrete fino a che non succedono. Questa è la regola principale.
Prima della partenza abbiamo intervistato alcuni studenti e studentesse per sentire le loro aspettative e per capire se sapevano a cosa andavano incontro.
“Ci hanno detto che sarà un percorso per conoscere meglio noi stessi, – afferma Elena, ma non sappiamo di più. Scopriremo tutto giorno dopo giorno”. “Vivremo 4 giorni senza il telefono, l’orologio, in stanze singole e in un clima di silenzio. Questo e quello che so. E lo specchio? – chiede Elena alle altre compagne – io l’ho portato, ma magari non ci servirà.”. “A Carini ci aspettano 7 leader del 5 anno che ci aiuteranno a vivere bene questa esperienza. Mi aspetto, confida Bianca, di poter capire qualcosa in più di me. Ho bisogno di capire un po’ di cose e spero possa essere l’occasione giusta”.
Il viaggio dei nostri ragazzi inizia così, dopo che tutti i partecipanti sono stati sottoposti al tampone rapido somministrato dal personale della casa di cura Torina che opera all’interno del Gonzaga Campus con un presidio fisso.
Il ritiro è stato preparato da un equipe di studenti leader, coetanei dei partecipanti, che hanno già in passato partecipato all’esperienza: sono di fatto coloro che conducono tutto il ritiro e che avranno il compito di coordinarlo. Con loro collaborano gli adulti, scelti tra i docenti, i gesuiti in formazione, e i responsabili della pastorale del campus. Essi possono suggerire, correggere, indirizzare la condivisione, ed aiutare i ragazzi-leader quando si accorgono che si trovano in difficoltà.
“Mi auguro di scoprire degli aspetti che non conosco dei miei studenti e soprattutto di vederli “uscire fuori” con tutte le loro potenzialità e quelle peculiarità che nella quotidianità scolastica magari non sempre vengono fuori”, afferma il prof. Castelli, uno dei docenti accompagnatori.
“Parto per la prima volta – afferma invece il prof. Allegra –e ho scelto di esserci perché ero incuriosito da questa esperienza di cui tutti parlano e perché ho voglia di conoscere ancora di più e meglio i miei studenti”.
Per gli studenti coordinatori è una esperienza di formazione alla leadership, mentre per i partecipanti una vera e propria finestra sul mondo interiore, un modo inedito per scoprire come si possa stare bene con sé e con gli altri anche senza essere continuamente stimolati da musica, social e un permanente collegamento in rete con il resto del mondo.
E’ per gli adulti? Un’occasione propizia per farsi compagni di cammino e per far emergere il bello e il buono che abita il cuore di ciascuno.