Il tempo pieno delle Medie, una risorsa pedagogica.


Il nostro legame con il tempo ha sempre influenzato il rapporto con la nostra vita. L’uso del tempo, a volte moderato, talvolta frenetico, nasce da scelte e domande quasi ideologiche: cos’è il tempo? come si organizza? come lo rappresentiamo? Come lo viviamo o lo percepiamo? Secondo la fisica contemporanea anche una coccinella può deformare lo spazio-tempo; oppure, quando un corpo si muove a una velocità tanto elevata da essere comparabile a quella della luce, lo spazio stesso si “accorcia” e il tempo “rallenta”.

Potremmo anche chiederci, al di là di un significato esistenziale e relativo a specie ed epoche diverse, come la dimensione del tempo influisca nella crescita e nello sviluppo cognitivo degli studenti. Nella scuola, infatti, il tempo è stato sempre al centro dell’attenzione e delle scelte pedagogiche e didattiche. Recenti studi di psicologia cognitiva esprimono una connessione tra l’apprendimento ed il tempo necessario e sufficiente allo studente per raggiungere certe competenze. Lo psicologo americano Howard Gardner si rifiutava di considerare l’intelligenza come un fenomeno unitario; anzi, credeva nell’esistenza di diverse forme di intelligenza. Quest’ultima si identifica quindi con un insieme di abilità, talenti o capacità indipendenti e insiti in tutte le persone. E cosa serve per raggiungere quindi un certo grado di padronanza di tali attitudini? Serve del tempo, più tempo. Con più tempo a disposizione migliorerebbero le esperienze di apprendimento, si favorirebbe una crescita culturale, sociale, e dunque anche economica del paese. Avendo più tempo potremmo andare oltre un insegnamento e una metodologia tradizionali e l’incontro stesso con le conoscenze alle scuole medie muterebbe: l’insegnamento delle geografia si avvantaggerebbe di un tempo per esplorare lo spazio osservando ciò che abbiamo intorno.

La geometria avrebbe il tempo di arricchirsi di confronti e discussioni a partire dal contatto con il mondo esterno; l’esperienza dell’arte avvicinerebbe gli allievi al tempo delle emozioni e della creatività. Anche la letteratura, per esempio, troverebbe il tempo di animarsi con letture ad alta voce o con rappresentazioni teatrali: un tempo meno contratto alimenterebbe un concetto differente di alfabetizzazione, un nuovo e diverso metodo di studio e asseconderebbe aspetti diversi e stimolanti dell’esperienza scolastica. Le scuole medie aperte mattina e pomeriggio permettono infatti di ripensare con flessibilità l’intera offerta formativa. C’è tempo e spazio per varie proposte educative, anche opzionali, riguardanti la conoscenza di sé, del mondo e dell’altro: i saperi di base si completano con attività espressive e diverse forme di linguaggio come le arti, il teatro, lo sport, le lingue, la produzione di video e la musica. Più le proposte variano, più si moltiplicano gli stimoli e meno gli studenti perdono interesse: più coinvolti, curiosi e aperti a nuovi mondi. È necessario sottolineare però che esperienze diverse fondate sul confronto, sull’esplorazione e la ricerca necessitano di tanto tempo. Un tempo pieno a scuola comporta anche un ripensamento degli spazi e un modo differente di abitare i luoghi educativi. La mensa è per esempio un vero momento formativo e ricreativo: stimola a relazionarsi con il cibo, ad approcciarsi alle buone maniere, a condividere momenti di gioia e di socializzazione. Palestre, impianti e campi sportivi sono invece cruciali per valorizzare l’educazione fisica e motoria nel percorso educativo, soprattutto nell’ottica di un’estensione del tempo-scuola. Tale prolungamento limita inoltre il carico di compiti a casa che molto spesso diventano, per gli alunni e le loro famiglie, un obbligo anche molto gravoso che mina talvolta la serenità e i rapporti tra genitori e figli, a scapito del tempo di gioco, di condivisione di interessi e desideri imprigionati in obblighi esterni. E gli insegnanti? Anche loro traggono giovamento da un tempo pieno a scuola, un tempo per ricercare e iniziare sperimentazioni all’altezza delle grandi sfide educative di questa nostra epoca di grandi trasformazioni; la variabile tempo è dunque una ricchezza fondamentale per una buona didattica.

La giornata scolastica diventa quindi un percorso in cui gli alunni possono concatenare le proprie esperienze e i propri saperi, attraverso linguaggi alternativi diversi da quelli della scuola tradizionale, all’interno di un tempo interamente educativo.

Prof. Rosario Calabrese

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